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Collaboratori del Creato: La scelta del vegetarianesimo nella vita del cristiano

Il libro G. Bormolini e L. Lorenzeti (edd.): Collaboratori del Creato: La scelta del vegetarianesimo nellavita del cristiano, LEF, Firenze 2013, è da segnalare come novità incisiva della religiosità cattolica italiana: “è la prima riflessione specifica in Italia sorta in ambito cattolico”. E’ nato dal II convegno nazionale della Associazione dei Cattolici Vegetariani a Bocca di Magra (La Spezia).

E’ introdotto dal Vescovo Emerito di Massa Carrara-Pontremoli, Mons. Eugenio Binini, che in quell’occasione ha celebrato la Messa per i partecipanti.

E’ stato curato da due personalità del mondo cattolico, Don Luigi Lorenzetti, autorevole direttore da decenni della Rivista di teologia morale e membro del Comitato Bioetica nazionale, e Don Guidalberto Bormolini, uno dei responsabili più importanti delle 50 Comunità dei Ricostruttori nella preghiera, eccezionale esperienza spirituale nata in Italia quarant’anni fa dall’incontro di un Gesuita (padre Cappelletto) e due maestri tantrici indiani.

Il vescovo Binini vede come essenziale il passaggio spirituale dal sacrificio di un animale nel Vecchio Testamento al-sacrificio di Gesù nel Nuovo Testamento, compartecipato dai fedeli col mangiare due cibi vegetariani, il pane e il vino.

Nell’introduzione Don Luigi Lorenzetti ci mette la sua autorità teologica e scientifica nel dare supporto alla scelta di questa Associazione e don Guidalberto Bormolini la esperienza di decenni di vegetarianesimo dei partecipanti alle comunità dei Ricostruttori.

Come vegetariano da quarant’anni a seguito degli insegnamenti di Lanza del Vasto (unico discepolo occidentale di Gandhi), non posso che essere felice del veder riconosciuta in ambito cattolico una maniera naturale di vivere il cibo, senza quell’assillo che implicitamente risiede in chi non può fare a meno di risvegliare il suo istinto animale nel mangiare carne; e, di converso, di restare basito nel vedere che qualcuno vive lo stesso e forse meglio senza mangiarla. L’Occidente ha dimenticato che il corpo è salute fisica e spirituale; e per mantenere ambedue occorre regola ed esercizio. La regola del vegetarianesimo è semplice, è come quella igienica di mantenersi puliti lavandosi spesso le mani; fino al 1800 non lo si faceva, ora lo si fa senza dire. E’ stato uno di quei semplici passi in avanti dell’umanità che hanno cambiato la faccia delle relazioni umane: chi sopporta più una persona sporca e maleodorante? Analogamente, chi in futuro potrà sopportare che un essere intelligente mangi carne per estrarre col suo stomaco una proteina che (nell’animale ucciso) è costata sette proteine vegetali (equivalenti alla prima) e grandi quantità d’acqua, col costo generale di rendere più povere le popolazioni e la terra stessa? Come accettare ancora che un miliardo e mezzo di bovini mangi quantità enormi di cereali e acqua per il solo piacere di una minoranza privilegiata (il 20% della popolazione mondiale, anche esso un miliardo e mezzo)? Il vegetarianesimo comporterebbe un rapporto con gli animali che rinnoverebbe a fondo le nostre relazioni col mondo animale e con la natura, a grande beneficio ecologico e spirituale dell’umanità. E notia di questi giorni, arriva a modificare il DNA e a “bloccare” l’invecchiamento (Lancet Oncology dic ‘13).

Ovviamente i contributi al libro (le relazioni al convegno suddetto) non hanno la pretesa di essere esaustiva riguardo all’argomento, ma la presentazione della tematica è ampia e la riflessione è profonda, ben appropriata per un livello di cultura medio.”

Vengono trattati otto temi: quattro sulle motivazioni e sui fondamenti spirituali e quattro sul rapporto con gli animali nella società contemporanea. I primi sono: per una teologia degli animali a partire dal Vecchio Testamento; l’attenzione del magistero cattolico per la salvaguardia del creato; l’atteggiamento benevolente verso gli animali per ristabilire una relazione d’amore cosmico che si manifesti su questa terra;  il fondamento teologico-morale del vegetarianesimo. I secondi sono: la tradizione cristiana dell’astinenza dalla carne; il principale testo patristico che ha affrontato la tematica vegetariana: l’Adversus Jovinianum; la critica scientifica del mangiare carne e dei pregiudizi correnti a suo sostegno; le “fabbriche di animali” sottoposti per tutta la vita a privazioni radicali e a sofferenze anche spietate.

Chi volesse un fondamento teologico-sapienziale del vegetarianesimo può leggere di Lanza del Vasto: L’arca aveva una vigna per vela, Jaca Book, Milano, 1980, pp. 159-164.