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Lettere ai pacifisti, di Mahatma Gandhi - presentazione del volume,edito dal centro Gandhi Edizioni, di Rocco Altieri

Pubblichiamo la presentazione di Rocco Altieri del numero 21 dei “Quaderni Satyagraha” del Centro Gandhi Edizioni, nel quale viene presentata la corrispondenza che il Mahatma Gandhi tenne a cavallo degli anni Trenta del Novecento, con due dei rappresentanti più significativi del pacifismo europeo: lo scrittore francese Romain Rolland, premio Nobel per la letteratura, e il sociologo olandese Bart de Ligt, fondatore a Parigi nel 1938 della prima Accademia della Pace. Come esisteva da tempo immemorabile una scienza della guerra, in contrapposizione andava sviluppata una scienza della pace: un progetto di ricerca e formazione rivolto agli obiettori di coscienza, ai resistenti alla guerra e a tutti i volontari in servizio civile che dovevano andare a costituire l'esercito della pace, le brigate internazionali della nonviolenza.

Il quaderno è organizzato intorno alla corrispondenza che il Mahatma Gandhi tenne, a cavallo degli anni Trenta del Novecento, con due dei rappresentanti più significativi del pacifismo europeo: lo scrittore francese Romain Rolland (1866-1944), premio Nobel per la Letteratura nel 1915, e il sociologo olandese Bart de Ligt (1883-1938), figura di spicco del "Movimento internazionale dei resistenti alla guerra".

I testi, che abbiamo qui tradotto e che offriamo in lettura per la prima volta al pubblico italiano, sono documenti preziosi per ricostruire l'alto livello di consapevolezza politica e di discussione tra alcune delle più importanti personalità che il mondo abbia mai avuto, impegnate a ricercare una via di uscita alla catastrofe del razzismo, del militarismo, della guerra, in un'epoca, di drammatica crisi, in cui l'umanità si sentiva senza speranza e senza potere.

Negli anni in cui intrattennero il loro proficuo scambio epistolare col Mahatma Gandhi, Romain Rolland e Bart de Ligt erano considerate le due più elevate autorità morali della cultura europea, maestri riconosciuti, ascoltati e seguiti da quella parte della gioventù che voleva sfuggire alla presa del totalitarismo.

L'arco temporale delle lettere prese in considerazione va dal '28 al '30, tre anni decisivi per i destini del mondo. Ricordiamo gli avvenimenti principali che fanno da sfondo al carteggio.

La drammatica crisi finanziaria del 1929 che acuì le tensioni e le sofferenze delle società uscite dal disastro della prima guerra mondiale, deteriorando in modo irreparabile il tessuto democratico dell'Europa. L'incrudelirsi ad est del blocco sovietico, la crescente militarizzazione della società russa, con un'escalation degli aspetti dispotici e persecutori messi in atto dal regime stalinista nei confronti delle minoranze interne e degli oppositori.

Nel campo della pace, invece, l'avvenimento che in quegli anni suscitò grandi speranze fu il Patto Briand-Kellogg"1 firmato a Parigi il 27 agosto 1928 ed entrato in vigore il 24 luglio 1929, che si proponeva di eliminare "il ricorso alla guerra per la risoluzione delle divergenze internazionali"2. Esso diede nuovo impulso al cosiddetto "pacifismo giuridico" che vedeva nella Società delle Nazioni la possibilità di un governo mondiale in grado di favorire il disarmo e la pace. Al di là delle illusioni che suscitò, il Patto di Parigi innescò un'estesa mobilitazione del movimento pacifista internazionale, con numerosi appelli all'obiezione di coscienza e all'azione diretta contro i preparativi di guerra.

Infine, ma non meno importante, è la marcia del sale del 1930 e la campagna di disobbedienza civile in India, cui nel 1931 seguì il viaggio di Gandhi in Europa per discutere del futuro dell'India alla Round Table Conference di Londra. Durante il viaggio di ritorno Gandhi volle incontrare in Svizzera Romain Rolland e discutere di persona, con gli esponenti più rappresentativi degli obiettori di coscienza, i temi della guerra e della pace, già affrontati negli scambi epistolari.

La prima parte del quaderno è incentrata, per l'appunto, sulla corrispondenza di Gandhi con Romain Rolland. Lo scrittore francese, dopo la morte di Tolstoj, rappresentava la libera coscienza dell'Europa pacifista. Rolland era stato l'unico grande intellettuale europeo a non essersi fatto contagiare dal virus del nazionalismo e si era opposto con coraggio alla carneficina della prima guerra mondiale. Inoltre, aveva scritto due importanti biografie di Tolstoj e di Gandhi, facendo cosÌ conoscere a un vasto pubblico il messaggio della nonviolenza.

La corrispondenza3 ebbe avvio nel 1924, dopo la pubblicazione della biografia di Gandhi, un libro che come nessun altro fece scoprire all'Europa la forza del satyagraha. Inizialmente episodiche, le lettere acquistarono maggiore consistenza negli anni '28-'30, nell'attesa del sospirato viaggio di Gandhi in Europa, sempre rimandato e finalmente concretizzatosi nel 1931, in occasione della Conferenza di Londra.

Durante il viaggio di ritorno, per cinque giorni (dal 6 all'n dicembre 1931), Gandhi fu ospite in Svizzera di Romain Rolland, e nel diario personale del romanziere francese sono riportati4, in maniera sintetica ma sufficiente, i contenuti dei loro colloqui privati e delle conferenze pubbliche tenute da Gandhi a Losanna e Ginevra.

Il rapporto epistola re tra i due fu faticoso, complicato dalla difficoltà della lingua, e ciò ne ridusse ovviamente la frequenza, in quanto Rolland non conosceva l'inglese e Gandhi ignorava il francese. Utili intermediari furono la sorella di Rolland e Madeleine Slade, la giovane inglese, figlia di un ammiraglio, che era andata a vivere nell'ashram di Gandhi, proprio grazie all'intercessione di Rolland.

Lo scrittore francese era interessato all'insegnamento che Gandhi poteva trasmettere all'Europa nella pratica della non-collaborazione, ma la corrispondenza fece emergere subito alcune divergenze rispetto all'opposizione alla guerra.

Rolland, come in seguito anche Bart de Ligt e molti altri pacifisti europei, rimproverava a Gandhi il ruolo da lui avuto nella campagna di arruolamento di truppe indiane affianco dell'esercito britannico, durante la prima guerra mondiale, e trovava non convincenti le spiegazioni addotte nella sua autobiografia.

Il filo conduttore del carteggio è la ricerca dei metodi più efficaci per scongiurare le guerre. Al di là dei motivi polemici, la discussione, sempre rispettosa dell'interlocutore, è un modello di ricerca costruttiva, che serve ad affinare e chiarire le rispettive posizioni, arrivando alla fine a far emergere elementi di maturazione e di convergenza.

Il dialogo si allarga a comprendere tutto un variegato mondo di culture plurali, che vengono direttamente e ripetutamente chiamate in causa. In Europa non c'erano solo le forze del totalitarismo e della guerra a fronteggiarsi. La terza via della pace e della nonviolenza contava gruppi diffusi e tenaci di resistenti alla guerra, insieme a personalità autorevoli del pacifismo di estrazione tolstoiana (P. Birukoff e V. Cherchov), quacchera (R. Reynolds), antimilitarista (Runham Brown), femminista (Marianne Rauze), esperantista (E. Privat), del servizio civile internazionale (Cérésole), fino ad arrivare ai nomi prestigiosi di Maria Montessori, Aldous Huxley, Bertrand Russell e Albert Einstein.

La domanda cruciale posta dagli interlocutori europei a Gandhi era: "La nonviolenza può essere trapiantata in Occidente per impedire la guerra?"

Le risposte di Gandhi furono evasive, dilatorie o, meglio, furono delle "non risposte". Gandhi voleva evitare la banalità e la semplificazione del semplice: "no alla guerra!", rimandando alla complessità sociologica e politica di un fenomeno che andava studiato e compreso da diversi punti di vista, soprattutto da quello dei paesi che subivano lo sfruttamento coloniale e il cui punto di vista era necessariamente discordante da quello occidentale.

Nelle discussioni tra Gandhi e Rolland c'era, però, una presenza costante che aleggiava, un "convitato di pietra". In quei mesi si erano moltiplicati gli appelli e le raccolte di firme, ispirate dalla proposta di Einstein, diventato l'icona del pacifismo mondiale, di far leva sull'obiezione di coscienza per impedire le guerre. Einstein sosteneva (nel carteggio si riporta il suo discorso a New York del 14 dicembre 1930) che, se solo i12% si fosse rifiutato, il meccanismo della guerra si sarebbe inceppato. Ma l'idea di Einstein suscitava dubbi e obiezioni. La critica alla tesi di Einstein è presente nella risposta di Rolland ad Einstein e negli interventi pubblici tenuti da Gandhi in Svizzera, qui riportati all'interno del carteggio, insieme ai testi del "Manifesto per il disarmo mondiale" e del "Manifesto pacifista", firmati e sponsorizzati da Einstein.

Gandhi ed Einstein si scambiarono, mentre Gandhi era a Londra nel 1931, due brevi lettere, anche queste incluse nel quaderno, in cui dichiaravano attenzione e stima reciproca, auspicando di incontrarsi di persona. Gandhi invitò Einstein ad andare a trovarlo nel suo ashram in India.

Chiudono questa sezione un saggio di Aldous Huxley su "La moralità del pacifismo" e il "Messaggio" di Maria Montessori al Congresso Internazionale contro la guerra e il militarismo, svoltosi a Copenhagen il 29 luglio del 1937.

La seconda parte del quaderno riguarda la corrispondenza di Gandhi con Bart de Ligt, figura eccezionale di organizzatore politico e di studioso, oggi completamente sconosciuto anche negli ambienti colti del pacifismo. La sua vita di perseguitato, consumatasi precocemente, non ebbe nessun tipo di riconoscimento ufficiale e fu presto dimenticata, sopraffatta dagli eventi tragici della seconda guerra mondiale.

Christian Bartolf, presidente del Gandhi Informations Zentrum di Berlino, ha il grande merito di aver riportato l'attenzione su questa figura dimenticata, prendendo contatti con il figlio Joan e facendo un lungo e attento lavoro preparatorio. Bartolf ha curato e pubblicato nel 2000 il libro The Breath of my Life, che comprende la corrispondenza tra Gandhi e Bart de Ligt. Nella prefazione c'è il ricordo del figlio, segue un saggio introduttivo di Bartolf su "Gandhi e la guerra", in postfazione due scritti di Bart de Ligt pubblicati precedentemente su riviste, con una breve risposta di Richard Gregg, studioso e pacifista nord-americano. In questa sezione è stato aggiunto anche il saggio di Herman Noordegraaf, Bart de Ligt: una vita per la pace, un compendio esauriente della sua biografia intellettuale.

Il sociologo olandese aveva preso l'iniziativa della corrispondenza, criticando le giustificazioni date da Gandhi per il suo sostegno alle guerre dell'impero britannico.

Le lettere di Bart de Ligt a Gandhi dimostrano un grande intuito politico e una straordinaria lucidità nell'analizzare la guerra moderna e i nuovi scenari introdotti dall'avvento delle armi di distruzione di massa. Bart de Ligt ebbe chiaro che la lotta alla guerra non poteva essere una semplice aspirazione sentimentale e utopistica, un impegno dell'undicesima ora, ma richiedeva un addestramento e un lavoro di trasformazione sociale. Egli vide il nesso inscindibile tra guerra e imperialismo, perciò il suo fu un pacifismo rivoluzionario, alla stregua di quello anarchico di Kurt Eisner5 e Gustav Landauer6

Bart de Ligt rappresentò in Europa la punta avanzata della resistenza nonviolenta alle dittature e alle guerre, fu il promotore di una terza via, di una rivoluzione nonviolenta che unisse la libertà, la giustizia e la pace, fuori da ogni violenza e da ogni illusione totalitaria.

In questo quadro maturò il superamento sia del pacifismo borghese, che intendeva la pace come quieto vivere, sia di quello giuridico, che vedeva nell'arbitrato e nel governo mondiale la possibilità di eliminare la guerra.

Valutò, infatti, criticamente il ruolo del diritto internazionale e delle nuove istituzioni, come la Società delle Nazioni, nel favorire le politiche di disarmo e di pace.

Come Gandhi, non si aspettava quasi nulla dalla Società delle Nazioni e dai colloqui per il disarmo di Ginevra. Secondo lui, la Società delle Nazioni non era altro che un tentativo di sistematizzare l'imperialismo moderno.

La necessità della formazione alla resistenza nonviolenta lo portò a fondare nel 1938, insieme alle migliori intelligenze del suo tempo, la Peace Accademy, la cui lezione inaugurale Gabriella Maria Calderaro ha qui tradotto e curato.

Riteneva essenziale l'azione diretta dei lavoratori e la funzione degli obiettori di coscienza e, perciò, elaborò e offrì loro piani dettagliati di azione per le campagne nonviolente contro la guerra, che vengono tradotti e pubblicati alla fine del quaderno.

Come scisse Martin Luther King qualche decennio più tardi: "Noi dobbiamo usare le nostre menti per pianificare la pace in modo altrettanto rigoroso di quanto abbiamo fatto finora per pianificare la guerra".

1 Il Patto Briand-Kellogg, conosciuto anche come Patto di Parigi, prende il nome dai due principali artefici: Aristide Briand (1862-1932) statista francese e Frank Billings Kellogg (1856-1937) statunitense segretario di Stato.

2 La dichiarazione è nell'artico I del Patto. Esso consta di un preambolo e di tre articoli. I contraenti "dichiarano solennemente in nome dei loro rispettivi popoli di condannare il ricorso alla guerra per la risoluzione delle divergenze internazionali e di rinunziare a usarne come strumento di politica nazionale nelle loro relazioni reciproche" (art. I); "riconoscono che il regolamento o la risoluzione di tutte le divergenze o conflitti di qualunque natura o di qualunque origine possano essere, che avessero a nascere tra di loro, non dovrà mai essere cercato se non con mezzi pacifici" (art. 11). Il Patto inizialmente ratificato da 15 Stati, nel 1939 contava 63 firmatari, tra i quali Francia, Stati Uniti d'America, Regno Unito, Irlanda, Cecoslovacchia, Germania, Italia, Polonia, Belgio, e Giappone.

3 Gandhi et Romain Rolland. Correspondance, extraits du Joumal et textes divers, Paris, Éditions Al· bin Michel, 1969.

4 Questi documenti sono stati tradotti e inclusi nel carteggio qui pubblicato.

5 K. Eisler (1867-1919), nato in una famiglia prussiana borghese di origine ebraica, giornalista e scrittore, si schierò contro la partecipazione della Germania alla prima guerra mondiale. Nel 1918 partecipò alla rivoluzione repubblicana di Monaco di Baviera, diventandone il primo presidente; dopo che le elezioni del gennaio 1919 misero in minoranza il suo governo, Eisner era sul punto di dimettersi quando, il21 febbraio del 1919, venne assassinato.

6 G. Landauer (1870-1919) si oppose con azioni di disobbedienza civile allo scoppio del primo conflitto mondiale, partecipando nel 1919 alle vicende della rivoluzione repubblicana di Monaco di Baviera; fu arrestato e ucciso in carcere.


Quaderni Satyagraha n. 21: Lettere ai pacifisti di Mahatma Gandhi

Centro Gandhi Edizioni – Pisa


I quaderni Satyagraha pubblicati dal centro Gandhi di Pisa