Questa sera siamo in tante e tanti qua a Carrara come in tante piazze in Italia: giovani, studenti, istituzioni, associazioni laiche e cattoliche a riaffermare il nostro ruolo di costruttori di pace, ed uso volutamente il verbo costruire, perchè la costruzione presuppone azione e impegno.
Quell’azione e quell’impegno che ci ha visti in prima fila in questi 12 mesi dallo scoppio del conflitto nel ribadire la nostra contrarietà a tutte le guerre. Questo era l’impegno che avevamo assunto in Piazza San Giovanni: continuare a mobilitarci finché non si fosse raggiunto un cessate il fuoco per avviare negoziati di pace.
La guerra, e lo diceva già molto bene il fondatore di Emergency Gino Strada, piace a chi ha interessi economici, che se ne sta ben distante dalle guerre. Chi invece la conosce si fa un’idea molto presto. Ogni guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile. Che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba. Per queste ragioni come Cgil siamo siamo contrari alle politiche di riarmo.
A chi ci dice che questa iniziativa è velleitaria rispondiamo dicendo che si abbiamo anche un obiettivo utopico: quello di affermare che per dare un futuro al nostro pianeta la guerra va cancellata, va superata del tutto come strumento di regolazione dei rapporti tra le persone e tra gli Stati. Anche perché quello che non va sottaciuto è che siamo sull’orlo del baratro di una guerra nucleare. Un rischio che può mettere a repentaglio la vita stessa del genere umano sul pianeta.
Mobilitarsi per la pace allora non è né velleitario né illusorio, ma rappresenta il massimo di realismo che si può mettere in campo.
Purtroppo il summit europeo dei giorni scorsi anziché esplorare tutte le possibilità per arrivare ad un negoziato di pace in Ucraina, si è occupato solo di ragionare di quante e quali armi fornire a Kiev.
Noi non siamo mai stati equidistanti, siamo contro chi ha scatenato il conflitto. Ma il modo migliore per stare a fianco degli ucraini è sforzarsi per creare le condizioni per cui possano vivere in pace, e purtroppo oggi anziché essere vicini ad un cessate il fuoco e all’apertura di negoziati, continuano bombardamenti e attacchi.
Siamo nel pieno di una corsa al riarmo che non si era mai vista da 40 anni almeno e corriamo seriamente il rischio che si scateni una terza guerra mondiale e si ricorra all’uso dell’arma atomica.
Credo che qualsiasi persona di buon senso non possa rimanere a guardare.
Il nostro obiettivo è rendere evidente la necessità di affermare la pace, di superare la guerra e creare le condizioni affinché si crei una società più giusta che non sia fondata sullo sfruttamento delle persone e sull’aumento delle diseguaglianze.
Non dobbiamo essere ipocriti, questa guerra è l’ultima di una lunga serie e ci tocca maggiormente perché è esplosa alle porte dell’Europa, ma nel Mondo ci sono conflitti dimenticati che mietono milione di vittime e ci sono luogo dove i regimi negano i diritti umani e le libertà, esattamente come sta accadendo da anni in Iran. E voglio qui affermare la nostra piena e convinta solidarietà alle donne e ai giovani Iraniani che si stanno opponendo ad un regime con il rischio di essere incarcerati, fatti sparire o condannati a morte.
Come non possiamo dimenticare la negazione di diritti che vivono le donne afgane di cui abbiamo smesso di parlare.
Mai come adesso l’impegno per la pace è collegato anche all’impegno per una società più giusta, che rimetta al centro la persona e la giustizia sociale. La forza di queste manifestazioni è che vede protagonista un movimento amplissimo, che non coinvolge solo organizzazioni sindacali, ma si fonda su una partecipazione significativa di associazioni laiche e cattoliche, di tantissime persone che non sentono la necessità di non stare zitti a guardare.
E permettetemi di tante persone che ancora si indignano di fronte alle ingiustizie, di fronte alla violenza e non vogliono essere ne sentirsi INDIFFERENTI.
Quella indifferenza di cui parlava Gramsci e che ha ricordato la dirigente scolastica Annalisa Savino di fronte al pestaggio di natura squadrista avvenuto fuori da un liceo a Firenze.
Di fronte ad una Preside che scriveva ai suoi studenti limitandosi a ricordare come la violenza vada fermata prima di ripetere gli errori e gli orrori del passato, il ministro Valditara, che non aveva speso una sola parola per giorni, ha pensato bene di intervenire sull'episodio per intimidire, minacciando azioni disciplinari.
Dopo le distorsioni della storia a cui abbiamo assistito in questi mesi ora giunge, da parte di Valditara, anche la minaccia di provvedimenti nei confronti della libera espressione dei dirigenti scolastici. Il ministro farebbe meglio a placare il clima di tensione e di odio suscitato da giovani neofascisti, a condannare l'accaduto, sostenere i dirigenti nell'esercizio delle loro funzioni educative e ad affermare compiutamente un messaggio antifascista. Per questo ci impegnamo fin d'ora per la difesa dei principi costituzionali di libertà di pensiero, invitando a una mobilitazione straordinaria tutte le forze democratiche e antifasciste.
Anche in questo modo si riaffermano i valori di pace, solidarietà, libertà e giustizia che sempre più spesso vengono messi in discussione da una destra abituata ad identificare nel diverso un nemico da combattere, sia essa una persona di un altro colore, una persona che crede in un altro Dio o non crede affatto, una persona che ne ama un’altra dello stesso sesso o una donna ritenuta troppo libera ed emancipata.
Nicola Del Vecchio
Segretario Generale Cgil Massa Carrara
Carrara, 24 febbraio 2023