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Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo più limpido e più intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perché nessuno può dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, è amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre più alte contraddizioni, verso altri più umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanità di tutti.

Pubblichiamo questo intervento di Johan Galtung in occasione della presentazione, insieme a Danilo Dolci,del libro "Scegliere la pace", pubblicato dalle edizioni Esperia. Il volume, unico nel suo genere, è la stesura del lungo dialogo sulla pace che si è svolto tra Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, e Johan Galtung, fondatore del Peace Research Institute.
Entrambi gli interventi, di Danilo Dolci e Galtung, sono pubblictai sul sito:

http://www.inventareilfuturo.com/wp-content/uploads/2008/07/scegliere-la-pace.pdf, dal quale li abbiamo tratti

In occasione del 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza, condividiamo questa riflessione sulla nonviolenza di Buratti Gino, pubblicata su "Notizie minime della nonviolenza", n.  607 del 13 ottobre 2008.
Il 2 ottobre, giorno in cui Gandhi è nato, giornata internazionale della nonviolenza, ci offre, se vogliamo evitare semplicemente di cadere nel ritualismo, un'ulteriore opportunità di ragionare insieme sulla nonviolenza e le prospettive che abbiamo davanti.
Dinanzi al fallimento di una politica ed una cultura incentrata sul dominio e la violenza, dobbiamo riconoscere le difficoltà che ci troviamo davanti, sulle quali dobbiamo misurare, come movimenti nonviolenti, la nostra azione politica.
Il quadro di riferimento non è così semplice: l'ONU, che pure ha dedicato una giornata alla nonviolenza, è lontano dal riuscire a proporre politiche di intervento nonviolento in caso di crisi internazionali, allineandosi in questo agli stati.

In occasione del 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza, condividiamo questa riflessione sulla nonviolenza di Giorgio Nebbia, pubblicata su "Voci e volti della nonviolenza", n. 237 del 29 settembre 2008.

Il movimento nonviolento si è diffuso in Italia in un periodo straordinario di speranze e di delusioni: nei primi anni Sessanta del Novecento un grande movimento internazionale e popolare di protesta era riuscito a ottenere un trattato che vietava le esplosioni, nell'atmosfera e negli oceani, delle bombe nucleari che nei quindici anni precedenti avevano contaminato, con la loro ricaduta radioattiva, tutta la biosfera; un sollevamento dell'opinione pubblica e il libro di Rachel Carson, "Primavera  silenziosa" (del 1962), avevano denunciato l'avvelenamento del cibo e delle acque con pesticidi e sostanze tossiche.