Dunque, chi fermerà le armi?
- Alessandro Volpi
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E' difficile trovare altri momenti nella storia del dopoguerra in cui, durante un conflitto, non ci fossero sedi in cui tentare almeno un negoziato di pace che si apra con una tregua.
Nel giro di poche settimane sono spariti tutti gli spazi possibili, cancellati dalla sempre più consolidata certezza che la guerra in Ucraina non possa terminare senza una decisa sconfitta di uno dei contendenti. Non hanno più voce in capitolo le Nazioni Unite, paralizzate dai veti in Consiglio di sicurezza, non ha più alcun ruolo di mediazione l'Unione europea che di fatto si è qualificata come soggetto cobelligerante a fianco dell'Ucraina, non intende, e neppure potrebbe agire la Cina, per la sua sostanziale vicinanza alla Russia e la Santa Sede è stata di fatto messa nell'impossibilità di mediare dalla freddezza dell'Ucraina e dalla posizione filoputiniana della Chiesa ortodossa.
Una preoccupante deriva bellicista
- Davide Tondani
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Una preoccupante deriva bellicista sembra avere pervaso la politica italiana. Messi in fila, tre provvedimenti delle ultime settimane sono il sintomo delle nuove priorità di Parlamento e Governo.
Il destino di una guerra nel cuore dell'Europa
- Edgar Morin
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Mentre scrivo, ricordo l'angoscia che mi assalì quando ci fu la crisi dei missili di Cuba del 1962. Ero ricoverato a New York, in ospedale, e il mio amico Stanley Plastrick mi aggiornava quotidianamente, dicendomi giorno dopo giorno che New York rischiava di essere rasa al suolo da una bomba atomica. Poi si arrivò a un compromesso e Krusciov ritirò i missili. Oggi, in modo diverso, vedo che siamo prossimi all'orlo del precipizio e nell'incertezza più completa circa il domani.
Rand Corp: come abbattere la Russia
- Manlio Dinucci
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Condividiamo questo articolo di Manlio Dinucci, pubblicato sul manifesto del 21 maggio 2019 perché in qualche modo ci appare attuale rispetto alla crisi che stiamo vivendo e può offrire un ulteriore elemento di riflessione.
La posizione di ANPI Nazionale rispetto alle considerazioni di Luigi Manconi
- Gianfranco Pagliarulo, ANPI Nazionale
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Mi sento in dovere di rispondere alle considerazioni di Luigi Manconi pubblicate su Repubblica del 9 marzo che contesta, in buona sostanza, la preoccupazione e il dissenso espressi dall’Anpi sull’invio di armamenti in Ucraina ed insiste sul paragone fra la resistenza italiana e la resistenza ucraina chiedendosi quale sia la differenza tra l’invio di armi ai partigiani da parte degli Alleati e l’invio di armi alla resistenza ucraina dal nostro Paese.
La follia della guerra e dell'economia che alimenta gli armamenti
- Gino Buratti
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Quando si cerca di semplificare problemi complessi cercando scorciatoie non solo si imbroglia l'umanità, ma la si vuole danneggiare.
Do per scontata la condanna contro l'invasione della Ucraina da parte della Russia per abbatterne il governo e modificare i confini e gli assetti geopolitici, e il fatto di considerare Putin un dittatore.
Il punto tuttavia è come ci si pone dinanzi a questa crisi con una visione ampia e proiettata nel tempo (sarebbe meglio dire come ci poniamo senza ipocrisie di fronte a tutte le crisi, le guerre e i conflitti latenti esistenti: Yemen, Congo, Israele-Palestina...), come aiutare realmente l'Ucraina e l'Europa, come costruire relazioni di pace, come riportare la situazione in un quadro di dialogo e di confronto.
La voce del pacifismo ucraino: La verità invaderà l'Ucraina?
- Yurii Sheliazhenko
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Un mese fa ho pubblicato un articolo, suggerendo che sia l'Occidente che l'Oriente condividono la stessa responsabilità di evitare l'escalation verso una grande guerra in Ucraina.
Il motivo è chiaro e semplice. Sfortunatamente, l'Ucraina è diventata un campo di battaglia della nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Russia. Due grandi potenze sono in competizione per il controllo dell'Ucraina, usando e gonfiando nella loro lotta di potere globale il nazionalismo militante del governo ucraino e il nazionalismo militante simile dei separatisti filo-russi a Donetsk e Luhansk. La vita pacifica dell'Ucraina è stata distrutta da questi nazionalismi militanti e dalla grande lotta per il potere. Otto anni di spargimento di sangue hanno causato migliaia di vittime tra civili, milioni di persone trasformate in rifugiati e sfollati interni, devastato la nostra economia e debilitato la nostra società.
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