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Mentre scrivo, ricordo l'angoscia che mi assalì quando ci fu la crisi dei missili di Cuba del 1962. Ero ricoverato a New York, in ospedale, e il mio amico Stanley Plastrick mi aggiornava quotidianamente, dicendomi giorno dopo giorno che New York rischiava di essere rasa al suolo da una bomba atomica. Poi si arrivò a un compromesso e Krusciov ritirò i missili. Oggi, in modo diverso, vedo che siamo prossimi all'orlo del precipizio e nell'incertezza più completa circa il domani.

Mi sento in dovere di rispondere alle considerazioni di Luigi Manconi pubblicate su Repubblica del 9 marzo che contesta, in buona sostanza, la preoccupazione e il dissenso espressi dall’Anpi sull’invio di armamenti in Ucraina ed insiste sul paragone fra la resistenza italiana e la resistenza ucraina chiedendosi quale sia la differenza tra l’invio di armi ai partigiani da parte degli Alleati e l’invio di armi alla resistenza ucraina dal nostro Paese.

Quando si cerca di semplificare problemi complessi cercando scorciatoie non solo si imbroglia l'umanità, ma la si vuole danneggiare.

Do per scontata la condanna contro l'invasione della Ucraina da parte della Russia per abbatterne il governo e modificare i confini e gli assetti geopolitici, e il fatto di considerare Putin un dittatore.

Il punto tuttavia è come ci si pone dinanzi a questa crisi con una visione ampia e proiettata nel tempo (sarebbe meglio dire come ci poniamo senza ipocrisie di fronte a tutte le crisi, le guerre e i conflitti latenti esistenti: Yemen, Congo, Israele-Palestina...), come aiutare realmente l'Ucraina e l'Europa, come costruire relazioni di pace, come riportare la situazione in un quadro di dialogo e di confronto.

Un mese fa ho pubblicato un articolo, suggerendo che sia l'Occidente che l'Oriente condividono la stessa responsabilità di evitare l'escalation verso una grande guerra in Ucraina.

Il motivo è chiaro e semplice. Sfortunatamente, l'Ucraina è diventata un campo di battaglia della nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Russia. Due grandi potenze sono in competizione per il controllo dell'Ucraina, usando e gonfiando nella loro lotta di potere globale il nazionalismo militante del governo ucraino e il nazionalismo militante simile dei separatisti filo-russi a Donetsk e Luhansk. La vita pacifica dell'Ucraina è stata distrutta da questi nazionalismi militanti e dalla grande lotta per il potere. Otto anni di spargimento di sangue hanno causato migliaia di vittime tra civili, milioni di persone trasformate in rifugiati e sfollati interni, devastato la nostra economia e debilitato la nostra società.

L'amministrazione di Massa ha concesso la cittadinanza onoraria al "Milite ignoto". Chiariamo alcuni aspetti per non insultare la memoria - che per essere tale deve essere necessariamente completa.

La concessione viene fatta con una narrazione falsa, ipocrita, fatta in nome di una guerra che è stato il macello per poveri e diseredati, che non è stato campo di difesa di confini, ma atto di aggressione.

100 anni di un vergognoso racconto che nel tempo ha avuto voci contro, come quella di Papa Benedetto XV, che coraggiosamente l'ha definita “inutile strage”, o quella di Emilio Lussu con il suo “Un anno sull’altipiano”, o ancora quella di Francesco Rosi con il film come “Uomini contro”.