Il dialogo con i "militari" lo vedo da impostare sul presupposto che, insieme, come cittadini, abbiamo da attuare l'art. 11 del ripudio della guerra.
Questo significa adottare un modello di difesa difensivo territorializzato (Svizzera, Cuba), ripristando la leva che per ora è stata solo sospesa.
No quindi a sistemi d'arma progettati per proiezioni di potenza all'estero (es. F35, Eurofighter, portaerei Cavour...). Meno che mai dobbiamo condividere la deterrenza nucleare ospitando le armi atomiche USA e permettendo che navi e sommergibili atomici attracchino nei nostri porti.
In questo modello difensivo la componente della difesa civile non armata deve avere pari dignità e peso.
Il servizio civile, come già indica la legge, deve essere finalizzato innanzitutto per questo compito.
Il servizio civile assistenziale deve avere una sua normativa a parte, non collegata al concetto di "difesa della Patria".
Si può pensare ad una "difesa europea" solo se anche la UE adotta il ripudio della guerra italiano.
La difesa difensiva ha senso in un contesto di politica estera per affermare il diritto universale alla pace.
Vale a dire per contribuire ad un ordine internazionale fondato sulla giustizia, sempre come recita la nostra Costituzione all'art. 11.
Quindi no ad interventi bellici per la difesa dei diritti umani e per contrastare il terrorismo: non si spengono gli incendi versando benzina sul fuoco ed alimentando stragi - necessariamente indisctiminate - di civili.
Si alla valorizzazione - con riforme in senso democratico - delle istituzioni del diritto internazionale.
Quanto ho sinora esposto rappresenta la prima fase del "transarmo" che abbiamo da perseguire.
Quindi - rispondendo a Nella Ginatempo - sono d'accordo con lei che uno strumento difensivo democratico deve prevedere un servizio obbligatorio dei giovani e rigettare ogni componente mercenaria.
Non a caso la leva obbligatoria fu abolita negli USA dopo la crisi di egemonia culturale causata dall'intervento nel Vietnam (i giovani coscritti che bruciavano in massa le cartoline precetto in piazza: ricordate il film "Hair"?).
L'Europa e l'Italia, come al solito, hanno copiato il peggio dell'America...
Quanto ho sinteticamente detto, inoltre, non ha nulla a che vedere con le conferenze stampa vuote di contenuto e di progetto in cui "pacifisti" e generali si danno la mano ad uso e consumo della ribalta mediatica.
Tacendo oltretutto sulla realtà che ci balla pesantemente addosso ed i cui fatti hanno una scorza dura, non comprimibile da nessuna retorica: vedi la tragica notizia che or ora apprendiamo sui due soldati appena uccisi ad Herat.
Ma che non ci deve far dimenticare il martirio della popolazione civile afghana che stiamo producendo con il reggere il sacco alla violenza delle potenze occidentali (e che l'ospedale chiuso di Emergency in qualche modo con la sua attività testimoniava)...
Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari
Il dialogo con i militari dopo le notizie dall'Afghanistan
- Alfonso Navarra
- Categoria: Approfondimenti sulla nonviolenza
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