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La nonviolenza è la risposta (Elisabetta Pavani)

Pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza", n. 652 del 27 novembre 2008

Condivido profondamente le riflessioni del direttore di "Azione nonviolenta" Mao Valpiana.
Ciò che mi ha portato a condividere questo pensiero è la consapevolezza che è molto più facile individuare capri espiatori in situazioni esterne, che pure esistono e non vanno sottovalutate, piuttosto che riflettere sulla violenza che viene consumata nel privato delle mura domestiche, come anche il bellissimo contributo di Maria Giusy Di Rienzo aveva peraltro messo in evidenza qualche giorno fa in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne del 25 novembre.
Va contrastata la logica violenta che unisce con un unico filo le varie misure che il governo e varie amministrazioni locali vogliono prendere: penso per esempio alla proposta di "eliminare" la prostituzione di strada per ghettizzarla al chiuso, dove ben difficilmente le associazioni femminili - ma non solo: penso anche al contributo dell'Associazione papa Giovanni, o al Gruppo Abele - che lavorano nell'ottica dell'accoglienza con progetti mirati, difficilmente potremo arrivare a contattare le ragazze nigeriane immigrate prospettando loro di poter denunciare gli sfruttatori e/o sfruttatrici o organizzazioni criminose legate al fenomeno della tratta, avviando così assieme ad esse percorsi di reinserimento socio-lavorativo e la regolarizzazione dei documenti attraverso il permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Si verranno così a creare condominii o appartamenti "appositi" per esercitare la professione? Si sentiranno maggiormente sicuri e tranquilli gli abitanti dei quartieri centrali e periferici, quando non vedranno più le ragazze nigeriane sui marciapiedi, ma le avranno come vicine della porta accanto? Si verranno così a creare i comitati degli inquilini per la sicurezza condominiale? Insomma un bel "pacchetto-sicurezza fai da te", con tanto di conseguenze: vedi le armi in casa, l'incapacità di accettare il conflitto, e una xenofobia più o meno strisciante pronta a salvaguardare la nostra percezione di insicurezza.

Bella la nota introspettiva di Mao Valpiana: saper guardare i lati oscuri dentro di noi; pensate che relegare, chiudere, ghettizzare, prendere le impronte, significhi fare entrare raggi di luce sui lati oscuri che ogni uomo e ogni donna ha? Io credo di no, e mi associo all'appello dell'editoriale in apertura: la nonviolenza è l'unica risposta.