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Nonviolenza: intervista a Augusto Cavadi

Pubblichiamo, come approfondimento sulla nonviolenza, questa intervista di Giselle Dian della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta" ad Augusto Cavadi del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo.


- Giselle Dian: Quale eredità ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Augusto Cavadi: Non so nel mondo, ma in quell'angolo della semi-periferia del mondo in cui vivo (la Sicilia) la sua testimonianza è arrivata e ha dato frutto, anche grazie all'amplificazione che la sua opera ha ricevuto in loco da Danilo Dolci. Per noi, giovani nel '68, è stato fondamentale vedere nel pastore battista una sintesi di fede evangelica e di impegno politico concreto.

- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda metà del Novecento; negli ultimi decenni essa si è sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Augusto Cavadi: Qui in Sicilia la fase cruciale è stata costituita dalle lotte contro l'installazione dei missili a testata nucleare a Comiso, in quel di Ragusa. Oggi la zona è denuclearizzata, ma sarebbe esagerato attribuire solo a quelle campagne il merito del risultato. Molto più decisivo è stato il mutamento del quadro internazionale in seguito all'implosione del sistema sovietico. Credo che Gorbaciov sia uno dei massimi politici di tutti i tempi (anche se, mi pare, ci stiamo dimenticando di lui troppo presto).

- Giselle Dian: La solidarietà internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verità e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Augusto Cavadi: In un gruppo di lavoro durato tre anni e sfociato in un volume (Mafia e nonviolenza, a cura di Vincenzo Sanfilippo, Di Girolamo editore, Trapani 2007) abbiamo provato a immaginare che cosa possa significare, nel Meridione italiano, coniugare le esigenze della giustizia verso i familiari di vittime di mafia e la lungimiranza di agevolare la "conversione" reale dei così detti "pentiti" e delle loro famiglie. È un percorso teorico-pratico in corso, con le sue poche luci e con le sue molte ombre.

- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano più di una complicità diffusa. È realmente così? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si è giunti a questa situazione, e quanto cammino c'è ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinché ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Augusto Cavadi: Come osservatore della valenza religiosa dei comportamenti sociali sono particolarmente sensibile ai processi intra-ecclesiali di liberazione dalle bende dell'omofobia. Con la stima verso persone quali Franco Barbero di Pinerolo e Alessandro Esposito di Trapani, cerco di dare anch'io una mano a riflettere sulla falsa connessione fra fede biblica e intolleranza nei confronti delle sorelle e dei fratelli che (per un groviglio di fattori) trovano più congeniale veicolare l'amore attraverso gesti omofili. E mi pare di poter dire che questa battaglia si inserisce all'interno di una guerra molto più impegnativa: liberare la visione cristiana dell'uomo dalla sessuofobia atavica in cui si è gradatamente - e inesorabilmente - imprigionata.

- Giselle Dian
: Quale può essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Augusto Cavadi: Cercare la bellezza senza voler essere edificanti a tutti i costi. La bellezza merita di essere coltivata gratuitamente, pur sapendo che essa comporta effetti collaterali desiderabili.

- Giselle Dian
: L'opera di Keith Haring, e più in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalità di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Augusto Cavadi: Confesso di essere molto più disturbato dagli abusi dei "graffittari" che ammirato della loro opera. Sarei felice se quanti praticano questa forma d'arte rispettassero tempi e luoghi; anzi, quando vedo che i graffiti abbelliscono squarci squallidi, sono già adesso felice.

Fonte: Centro di ricerca per la pace di Viterbo