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Nonviolenza: intervista ad Anna Bravo

Pubblichiamo, come approfondimento sulla nonviolenza, questa intervista di Giselle Dian della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta" ad Anna Bravo storica e docente all'università di Torino.


- Giselle Dian: Quale eredità ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?  
- Anna Bravo: L'amore come sentimento rivoluzionario, il passaggio alla violenza come sconfitta dei movimenti. L'idea di una lotta di lunga durata, la capacità di costringere lo stato a far rispettare le proprie leggi anche quando una parte del paese è accesamente contraria.

- Giselle Dian
: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si è esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?  
- Anna Bravo: La valorizzazione della differenza. Di nuovo, l'idea di una lotta di lunga durata. Il conflitto come momento costruttivo e positivo. E la natura multiforme delle nuove azioni delle donne. Ma esistono situazioni di oppressione e violenza su cui i vari femminismi sembrano distratti, forse perché siamo preda dell'ideologia secondo cui bisogna a tutti i costi rispettare le specificità culturali. Al funerale di Hina Salem c'era Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia, c'era Daniela Santanché, ma non mi sembra ci fossero femministe legate alla sinistra - c'era invece l'Udi, forte della sua tradizione di lotte democratiche.

- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda metà del Novecento; negli ultimi decenni essa si è sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?  
- Anna Bravo: La consapevolezza che non ci si salva da soli. La critica delle scienze, il concetto di limite. Una sana diffidenza verso i governi, lo smascheramento di molte menzogne.

- Giselle Dian: La solidarietà internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verità e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?  
- Anna Bravo: Le spirali di vendetta si possono prevenire o fermare. Le vittime possono esere onorate non con la vendetta, ma con l'autocoscienza pubblica dei responsabili e la loro richiesta di perdono. È una posizione così rivoluzionaria che non credo sarebbe stata possibile senza grandi guide politico/spirituali, infatti in Algeria ha avuto effetti limitati.

- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano più di una complicità diffusa. È realmente così? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si è giunti a questa situazione, e quanto cammino c'è ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinché ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?  
- Anna Bravo: C'è una divisione: si può dire, grosso modo, che in occidente si sono fatti passi decisivi (ma ancora oggi c'è chi tende agguati a omosessuali, e  in Italia non c'è alcun riconoscimento delle convivenze); mentre in molte parti del mondo omosessuali, bisex e transgender sono imprigionati/e e uccisi/e. L'occidente, anche in questo caso in nome delle specificità culturali (e degli interessi economici e degli equilibri strategici) agisce in modo troppo poco incisivo.

- Giselle Dian: È sempre più evidente la coerenza e la saldatura tra impegno per la pace, affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, scelta della nonviolenza, femminismo ed ecologia. Come e perché si realizza questa convergenza? Quali frutti recherà all'umanità?  
- Anna Bravo: Non credo ci sia sempre una convergenza. Cosa fare quando l'affermazione dei diritti di tutti gli esseri umani, a cominciare dal diritto alla vita, è calpestata da regimi criminali, razzisti, odiatori delle donne e delle differenze? È un dilemma su cui molti si sono autodilaniati.

- Giselle Dian
: Quale può essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?  
- Anna Bravo: Restare (o diventare) libera.

- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e più in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalità di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?  
- Anna Bravo: Mi fa pensare a Edward Hopper, il pittore della solitudine nella società di massa.

- Giselle Dian: Come si riflette la storia e la società statunitense nelle esperienze artistiche che dal pop di Andy Warhol giungono fino alle forme più recenti di espressione e ricerca estetica?  
- Anna Bravo: Forse conta il fatto che negli Usa c'è stata la realtà ( e la leggenda) della frontiera, una dimensione aperta dello spazio e quindi del tempo e delle idee.

- Giselle Dian: Nella vicenda di Haring è rilevante anche il suo impegno nella lotta contro l'Aids (la malattia di cui morì a trentun anni di età). Da allora ad oggi cosa è cambiato e cosa occorre fare sia sul tema specifico sia più in generale per affermare il diritto di tutti alla salute, all'assistenza e alla solidarietà?
- Anna Bravo: Credo nel diritto alla salute e all'assistenza, dubito invece che la solidarietà possa esprimersi come diritto, non a tutti i bisogni corrisponde un diritto in senso proprio. La solidarietà è un obbligo morale che ci si deve assumere come scelta inderogabile. Lavorare per questo è uno dei compiti più importanti dell'oggi. La mancanza di solidarietà va stigmatizzata apertamente.

Fonte: Centro di Ricerca per la pace di Viterbo