In occasione del 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza, condividiamo questa riflessione sulla nonviolenza di Monica Frassoni, pubblicata su "Voci e volti della nonviolenza", n. 238 del 30 settembre 2008.
Il 2 ottobre verrà celebrata in tutto il mondo la giornata internazionale della nonviolenza, decisa lo scorso anno dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi
La risoluzione dell'Assemblea Generale che ha approvato la proposta del Governo indiano motiva la decisione con la necessità di promuovere una cultura di pace, tolleranza, comprensione e nonviolenza.
E se vuoi la pace prepara la pace: esattamente l'opposto di quanto sta accadendo. Il Rapporto 2008 dell'Istituto di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, il Sipri, ci ricorda che la spesa militare mondiale non conosce crisi e nel 2007 è stata pari a 1.339 miliardi di dollari, il 2,5% del Prodotto nazionale lordo del pianeta. Ben 202 dollari a testa per ogni abitante della Terra.
L'incremento in termini reali rispetto al 2006 è del 6% e del 45% rispetto al 1998, l'anno prima della caduta del muro di Berlino.
L'Italia si conferma all'ottavo posto assoluto con 33,1 miliardi (erano 29,9 nel 2006).
Quella del disarmo, della riduzione graduale, ma decisa, della spesa militare e della messa al bando prima di tutto dei sistemi d'armamenti di distruzione di massa è una delle principali priorità a cui tutte e tutti dobbiamo lavorare.
È possibile, è stato fatto negli anni che hanno seguito la fine della guerra fredda, è una scelta basata esclusivamente sulla volontà politica: arrivare ad una nuova generazione di trattati internazionali per la messa al bando delle armi più pericolose e la distruzione di quelle esistenti, con il riutilizzo delle risorse risparmiate per fini socialmente utili.
L'incremento in termini reali rispetto al 2006 è del 6% e del 45% rispetto al 1998, l'anno prima della caduta del muro di Berlino.
L'Italia si conferma all'ottavo posto assoluto con 33,1 miliardi (erano 29,9 nel 2006).
Quella del disarmo, della riduzione graduale, ma decisa, della spesa militare e della messa al bando prima di tutto dei sistemi d'armamenti di distruzione di massa è una delle principali priorità a cui tutte e tutti dobbiamo lavorare.
È possibile, è stato fatto negli anni che hanno seguito la fine della guerra fredda, è una scelta basata esclusivamente sulla volontà politica: arrivare ad una nuova generazione di trattati internazionali per la messa al bando delle armi più pericolose e la distruzione di quelle esistenti, con il riutilizzo delle risorse risparmiate per fini socialmente utili.
Gandhi ci ha insegnato che la promozione della cultura della nonviolenza è la condizione perché la pace, l'altro nome della giustizia, faccia un passo avanti rispetto alla guerra, e fra gli strumenti per promuoverla i centri di ricerca per la pace possono giocare un ruolo importante.
In occasione del prossimo 2 ottobre auguro che i centri di ricerca per la pace possano crescere costantemente, moltiplicando le attività, il numero di persone coinvolte e contribuendo alla creazione di quella rete nazionale di ricerca per la pace di cui tanto l'Italia avrebbe bisogno.
In occasione del prossimo 2 ottobre auguro che i centri di ricerca per la pace possano crescere costantemente, moltiplicando le attività, il numero di persone coinvolte e contribuendo alla creazione di quella rete nazionale di ricerca per la pace di cui tanto l'Italia avrebbe bisogno.