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Cari amici e care amiche,

ho solo voglia di piangere, il mio cuore è arrabbiato, sono stupito e sconcertato, ma non è di rabbia che vi voglio parlare. Adesso mi calmo! Come sempre quando comincio a scrivere il mio animo trova un po’ di pace e adesso si, posso dirvi quello che penso.

Ho un enorme bisogno di scrivere, di essere trasportato dal momento, ma senza essere inghiottito da fantasticherie. Voglio anzi raccogliere tutta la mia concentrazione, la mia lucidità; lasciare perdere i rancori e gli odi per dirvi questo:

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le città d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Insieme a trenta amiche e amici del Movimento Nonviolento che hanno voluto rendere pubblica la loro adesione al digiuno collettivo "per opporsi alla guerra e al nucleare", sono al primo giorno di astensione dal cibo e dalla parola.

So che ci sono altre persone che stanno digiunando, ma preferiscono farlo come gesto intimo (personale) e non pubblico (politico).

Mentre vengono tagliati i fondi al Servizio Civile Nazionale, continua una politica di riarmo e vengono trovati 20 milioni di euro per la “mini-naja” ristabilendo di fatto la disparità tra servizio militare e servizio civile, riconosciuto come forma di “difesa della patria” nel maggio 1985.Nel 2007 i milioni stanziati per il Servizio Civile erano 296, quest’anno sono crollati a 170, il prossimo anno arriveranno a 113. I giovani avviati in servizio erano 51 mila del 2007, ora sono previsti 18.000 per il 2011 e 11.000 per il 2012.

In un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta ho proposto una serie di domande per sperimentare un gioco attraverso cui si potrebbe giungere a definire, tramite l'espressione delle opinioni di ogni persona, alcune utili indicazioni per i criteri condivisi più adeguati per realizzare una serie di interazioni efficaci con le persone e con l'ambiente, costruendo procedure e relazioni basate sulla scelta della nonviolenza.

Se qualcuno volesse farsi un'idea sul Kosovo degli anni Novanta, gli risponderei cosi': era un paese, nel cuore della Jugoslavia devastata dalle guerre, dove la stragrande maggioranza della popolazione conduceva da anni una resistenza nonviolenta all'apartheid di fatto imposto dal regime di Milosevic. Le organizzazioni internazionali e i leader del mondo avrebbero potuto appoggiare la lotta dei kosovari, impegnarsi per farla conoscere. Invece praticamente l'hanno ignorata (1). E' accaduto spesso nella storia.

Una parte fondamentale, forse anche principale, dell'opposizione al nazi-fascismo è costituita dalla "resistenza nonviolenta":, da quell'insieme di azioni di non collaborazione e di disobbedienza civile messe in atto da donne e uomini.
E' un aspetto questo che necessiterebbe di un maggiore approfondimento ed esplorazione.
In quest'ottica pubblichiamo volentieri questa tesina di Chiara Visini, studentessa presso il corso di Disobbedienza civile dell'Università di Pisa, che ci ha inviato il prof. Antonino Drago.

Leggi lo studio: icon (2010) Resistenza nonviolenta nella Bergamasca (567.73 kB)

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