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La forza della nonviolenza Gandhiana

L'anniversario della nascita di Mohandas Karamchand Gandhi detto il Mahatma, soprannome datogli da Tagore, il grande poeta indiano, dovrebbe richiamare il grande precetto della nonviolenza.
"La forza generata dalla nonviolenza e' infinitamente maggiore della forza di tutte le armi inventate dall'ingegno umano" (Gandhi).
La nonviolenza e' lotta contro le ingiustizie ed e' grande manifestazione di amore verso l'altro ed, al tempo stesso, impegna in un percorso di ricerca della Verita'. L'attualita' dell'insegnamento e' fuori discussione ed il movimento chiamato satyagraha richiama la verita' (satya) e la fermezza (agraha) che genera la forza.

In Italia, nel 1968, Capitini proponeva la difesa popolare nonviolenta come soluzione al problema della difesa istituzionale ed operava un salto profetico nell'indicare il dovere della difesa della Patria come dovere di difendere e costruire una Patria che non e' il piccolo territorio nel quale si vive, ma e' la Patria universale, la Terra che l'uomo abita.

Appare evidente a tutti che in questa prospettiva la mia Patria e' il Mondo con tutte le conseguenze che nascono.

Anche questa idea mi spinse, nel 1994, a rinforzare l'idea, che veniva da lontano, inserendo all'art. 9 del Disegno di Legge n. 360 sulle "Nuove norme in materia di obiezione di coscienza", comunicato alla Presidenza del Senato il 2 giugno, festa della Repubblica, l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per gli affari sociali, l'"Ufficio per il servizio civile nazionale" che aveva al punto e) il compito di "predisporre, con il Dipartimento della protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta".

Il Senato approvo' il testo in quella formulazione e lo stesso testo venne riproposto nella XIII Legislatura che lo approvava nel 1998 e fu la legge n. 230.

Il maggior teorico della Difesa popolare nonviolenta, professor Antonino Drago, nel n. 11 dei "Quaderni Satyagraha", volume monografico su "La nonviolenza attiva in marcia" (Libreria Editrice Fiorentina) diretto da Rocco Altieri e curato da Pietro Pertici, afferma che "trenta anni dopo Capitini, nel 1998, il Parlamento italiano approvava una legge (la n. 230) che per la prima volta programmava una 'difesa civile non armata e nonviolenta' da parte dello Stato".

Di tale fatto, insieme a gruppi, movimenti, singoli cittadini e parlamentari impegnati per la pace, ed in quella Legislatura, insieme ai colleghi de "la Rete" e Verdi e al senatore Domenico Gallo, me ne attribuisco il merito.

Oggi, nell'anniversario gandhiano, bisogna riaffermare che abbiamo tutti insieme il dovere civile ed istituzionale di formare i giovani, di favorire in loro l'idea che non e' giusto uccidere e che e' possibile la difesa nonviolenta.

So bene che il discorso e' impegnativo e l'ideale e' in controtendenza in una societa' violenta e rissosa come la nostra, che privilegia l'uso delle armi nel tentativo di voler risolvere i conflitti.

La nonviolenza non e' "utopia" se con questo termine la si nega come possibile metodo. L'utopia non e' impossibilita', non e' illusione.

E' illusione realizzare la pace con le armi: questa e' illusione e impossibilita'.

Noi dobbiamo inseguire l'utopia e la speranza vera.

L'emergenza educativa nella quale siamo impone la proposta di percorsi vocazionali, e la pace e' aspirazione universale, e' un bene primario che non puo' esserci se non per tutti, non c'e' pace vera se e' soltanto per alcuni.

Bisogna operare immaginando che c'e' la possibilita' che non ci sia la violenza nel mondo nonostante una mentalita' bellicista che pervade trasversalmente l'umanita'.

"La nonviolenza non significa docile sottomissione alla volonta' del malvagio, ma significa l'impiego di tutte le forze dell'anima contro la volonta' del tiranno. La nonviolenza non e' una giustificazione per il codardo, ma e' la suprema virtu' per il coraggioso. La pratica della nonviolenza richiede molto piu' coraggio della pratica delle armi... Anche la vendetta e' sintomo di debolezza... Un cane abbaia e morde quando ha paura. Un uomo che non teme nessuno al mondo giudica inutile perfino adirarsi contro chi cerca invano di arrecargli offesa. Considero me stesso un soldato, ma un soldato di pace. Sono consapevole del valore della disciplina e della verita'" (Gandhi).

Oggi servono istituzioni per la pace per realizzare una politica di pace: i movimenti per la pace dovranno stringere alleanze con forze politiche, con sindacati, con categorie professionali, con esponenti della cultura e puntare ad obiettivi che diano forza alla pace: diritto internazionale, tribunali di giustizia, embargo sugli armamenti, interventi di salvaguardia della natura, leggi giuste, etc.

Non piccoli progetti, come fanno gli altri. Se sara' come gli altri, il movimento per la pace non sara' "altro".