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Guerra e cambiamenti climatici

Se studiamo i vari conflitti/ guerre presenti nel mondo oggi, possiamo facilmente constatare come le cause di queste guerre non siano di tipo religioso o tribale, ma ci siano in gioco forti interessi economici, sopratutto delle nazioni ricche, ma povere di materie prime.

Faccio l'esempio della regione del nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo,che conosco bene, terra fertilissima, ricca di legname, oro, diamanti, ma anche terre rare come tantalio, coltan.. Lo stato congolese non riesce a controllare queste ricchezze , estratte a mani nude da uomini , donne e bambini, ricchezze che sono controllate da bande armate , foraggiate anche dalle nazioni limitrofe ( come la formazione M23 sostenuta dal Rwanda) che terrorizzano la popolazione , costretta a fuggire o ad imbracciare a sua volta un'arma., con il risultato che in 15 anni di conflitto si sono calcolati milioni di morti. Questa situazione di conflitto permanente è molto vantaggiosa per chi si accaparra queste risorse, senza pagare " un giusto prezzo" , im primis le multinazionali e i paesi europei, poveri di materie prime e terre rare.

Le "guerre per procura "sembrano in aumento: non è un caso che a dicembre 2022 l'Unione Europea stanzia 32 milioni di euro per gli eserciti di Mauritania e Mozambico nell'ambito dello Strumento europea per la pace ( EPF). Per la Mauritania sono 12 milioni per le sue forze armate,

per il Mozambico si sostengono le forze armate del Rwanda, presenti nel nord del Mozambico dal 2021 ,chiamate dal governo Mozambicano ( che aveva gia ricevuto 89 milioni di eruro per le forze armate mozambicane e precedenti 15 milioni) per combattere il terrorismo islamista a Capo Delgado, terra ricca di di rubini , gas e petrolio dove operano anche Exxon, Total ed Eni. E proprio l'estrazione del gas ad opera delle multinazionali , dopo la guerra in Ucraina, è divenuta estremamente lucrativa e vitale a causa della lievitazione dei prezzi di gas e petolio, mentre le operazioni degli insorti avevano da tempo, reso quasi impossibile , l'attività delle varie compagnie estrattive. L'insurrezione Jjihadista si spiega tra l'altro con il fatto che la popolazione e sopratutto migliaia di giovani disoccupati, si sentono esclusi dai benefici economici delle multinazionali, dall'altra parte un'altra plausibile ipotesi accreditata dagli abitanti del Mozambico sopratutto da quelli delle aree colpite, è che gli attacchi jihadisti facciano parte di una strategia deliberata e ben orchestrata per cacciarli dalle loro terre . ( articolo di Nigrizia, ottobre 2022)

Sembra che nel mondo imperi l'economia di guerra: le guerre fanno vendere le armi, ( uno dei mercati piu fiorenti al mondo) le guerre si fanno per il controllo delle fonti energetiche...in Europa quasi tutte le nazioni, Italia compresa, hanno stanziato una significativa quota del Pil per le spese militari a discapito dei servizi essenziali come sanità e istruzione...Ma questo non è un dato irreversibile. Si puo passare da una economia di guerra ad una economia di pace, senza perdere un posto di lavoro ( semmai acquistando in occupazione) . Persistono convinzioni sbagliate e diffuse sulle ricadute occupazionali assicurate dagli investimenti e dalla crescita del fatturato nel settore degli armamenti e dal ruolo svolto dall'innovazione tecnologica in campo militare. A livello europeo in 40 anni l'andamento dei fatturati e dell'occupazione nell'industria aerospaziale militare ha avuto una riduzione di circa 2,4 % degli addetti occupati mentre il fatturato complessivo a valori costanti, è piu che triplicato. Le grandi società controllate dallo stato ( in primis Leonardo) , se ci fosse la volontà politica di agire per la Pace, potrebbero essere facilmente riconvertite per una produzione " civile" es fornitura mezzi ecologico per il trasporto pubblico..Un esempio positivo è quello della fabbrica RWM ,tedesca, in Sardegna nel Sulcis, che produce bombe destinate all' Arabia saudita, dove un tenace comitato di riconversione grazie ad alleanze in Italia e all'estero , è riuscito a far revocare la licenza all'esportazione di ordigni destinati alla guerra nello Yemen, e sta bloccando a livello giudiziario, l 'ampliamento della fabbrica. ( per mancanza della VIA, valutazione impatto ambientale) . Si potrebbero fare altri esempi per dire che l'alternativa è possibile se lo Stato, associazioni sindacali, comunità, decidono di imboccare la strada di una economia di Pace, per una effettiva transizione ecologica ( che comporta dirottare le risorse dai settori delle armi a quelli delle tecnologie verdi e delle fonti rinnovabili) con una riduzione dei consumi ( è poco ecologico secondo noi, la proposta di riconvertire ad auto elettriche l'intero parco macchine europeo, occorrerebbe anche pensare ad una riduzione dell'uso dell auto personale e prevedere una mobilità , pubblica e collettiva) . Se oggi si vuole ridurre i conflitti e le guerre per il controllo dell'erisorse energetiche, si deve puntare a una ionor impronta ecologica sul pianeta favorendo una piu equa distrbuzione delle risorse e un maggior ricorso alle energie rinnovabili.

Antonella Cappè