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Sono le due facce di una stessa medaglia. Di quella medaglia macchiata di rosso sangue che tentiamo di ripulire con meridionale orgoglio e ribelle dignità. Di quella medaglia intrisa di lotta e resistenza, di sudore e annegamenti, di fatica e disumane pratiche, di malaffare e mafiosità, di riscatto e disubbidienza. Di accoglienza e solidale generosità. Di sacrifici e di speranze.

L’analisi di Crainz

Un bell’articolo di Guido Crainz “Il tramonto del demiurgo” su Repubblica del 2 novembre 2010, suscita riflessioni e perplessità  di fondo sul che fare dopo la fine di Berlusconi. Parlo anche di perplessità perché il lascito generale che ho avvertito è quasi un senso di sgomento, se non di paura, forse  perché crolla Berlusconi, ma non si capisce, anzi a dir meglio si ha paura che non avvenga e non possa avvenire lo stesso per il berlusconismo, quell’istinto italiota, miscuglio di spregiudicatezza egoista fondata sulla furbizia, sul non rispetto della legge e delle regole, che attiene al nostro dna, quella “pancia” che è substrato di una coscienza civica (sociale e politica) immatura, a cui il nostro si è direttamente rivolto e su cui ha basato la sua forza ed il suo successo.

È prodotto dal virus dell'egoismo. E non è solo politico. Il cardinale di Milano ricorda che san Carlo rimase nella città appestata per farle trovare nella preghiera nuovo coraggio e speranza   di Mario Pancera   Il berlusconismo è dentro di noi, un virus. È stato pure chiamato qualunquismo, menefreghismo, fascismo e così via a ritroso nei tempi: i virus sono mutanti, resistenti, aggressivi.

L'evoluzione della crisi, che impone in tempi ravvicinati la necessità di nuova elezioni politiche generali, rende urgente una grande mobilitazione politica per evitare che si vada a votare per la terza volta con la vigente legge elettorale, meglio conosciuta come "porcellum", essendo stata definita una "porcata" dal suo presentatore, l'on. Calderoli, che - evidentemente - ne ha fornito l'interpretazione autentica. In questo nuovo sistema elettorale, l'effetto congiunto del meccanismo delle liste bloccate e della sostituzione dei collegi uninominali con circoscrizioni elettorali di grandi dimensioni ha espropriato l'elettore da ogni residua possibilità di influire sulla formazione della rappresentanza parlamentare, con la conseguenza che le scelte dei candidati operate dalle élites dirigenti dei partiti non possono in alcun modo essere censurate, sconfessate o corrette dal corpo elettorale.

Alcuni giorni fa (il manifesto 11/8) ho letto con grande interesse l'articolo di Giulio Viale «Ambiente, perché il mondo si sente così male». La sua analisi è assai corretta e incisiva. Questo mondo si deve dare una regolata urgente se non si vuole distruggere irrimediabilmente. Non possiamo continuare senza un'inversione di rotta totale.

Dieci anni fa centinaia di migliaia di persone, giovani e adulti, donne e uomini di tutto il mondo si diedero appuntamento a Genova per denunciare i pericoli della globalizzazione neoliberista e per contestare i potenti del G8, intenti a convincere il mondo che trasformare tutto in merce avrebbe prodotto benessere per tutti. Le persone che manifestavano a Genova erano parte di un grande movimento "per un mondo diverso possibile". Era nato a Seattle nel 1999 con una grande alleanza fra sindacati e movimenti sociali, e ancor prima nelle selve del Chiapas messicano. Nel gennaio 2001 si era incontrato nel grande Forum sociale mondiale a Porto Alegre in Brasile che aveva riunito la società civile, i movimenti, le organizzazioni democratiche di tutto il mondo.

La crisi del Pdl e la separazione tra Fini e Berlusconi sono solo l'epilogo, certamente cruciale, della crisi di sistema che da anni affligge la democrazia italiana. Ma guai a farsi illusioni. Ciò che è accaduto in queste settimane non ci dice che tale crisi sia avviata a soluzione e che la leadership di Berlusconi sia ormai un residuo del passato. Anzi tutto lascia presumere che ci aspettano sviluppi ben più drammatici di quelli cui abbiamo assistito.