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Pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza", n. 645 del 20 novembre 2008

Il nucleare non serve a risolvere il problema energetico.
Una petizione popolare indirizzata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera, al Presidente del Consiglio, lanciata ai primi di settembre dall'associazione "Per il bene comune" ha per titolo: "Non abbiamo bisogno del nucleare".
Trovo molto appropriato il titolo e del tutto condivisibile il contenuto della petizione. Per chi volesse firmare l'appello l'indirizzo è: http://petizione.perilbenecomune.org/ Per giustificare la scelta nucleare viene messa in atto una vera campagna di disinformazione.

Ho riflettuto a lungo nel periodo di Natale e nella Veglia controcorrente vissuta il 31 dicembre a Napoli nella Cappella Universitaria sul tema: “Conto alla rovescia. 49 anni -1” e conclusasi al mattino del 1° gennaio. E ho sentito ancora più forte l’impulso a rilanciare con forza la campagna Disarmo Nucleare. Lo scorso maggio avevo lanciato la sfida ai nostri ‘saggi’ e specialisti (e ne abbiamo tanti in Italia!) perché si mettessero insieme e ci preparassero un documento forte sul dramma del nucleare (scadeva l’ultimatum dell’ONU all’Iran).


Ricevo da Alex Zanotelli una sollecitazione, rivolta a tutte le realtà di base, affinchè si mettano insieme per lanciare una campagna nazionale per il disarmo
atomico.
Come scrive "Il Dialogo": Non è più tempo di scherzare.
È urgente che il movimento per la pace superi assurde divisioni e si impegni per la vita".
Il problema è, a mio avviso, riassumibile nell'inserire in un piano comune le varie idee ed iniziative che attualmente stanno bollendo in pentola.

Il Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO" sta lavorando su una ipotesi di carovana-pellegrinaggio di pace e su una o più leggi di iniziativa popolare.
Il Congresso nazionale dei Verdi (Fiuggi, 10-12 novembre 2006) ha aderito per acclamazione al nostro documento, presentato al dibattito congressuale da Grazia Francescato.

Riceviamo dal Prof. Giorgio Nebbia il seguente suo articolo, pubblicato su "La Gazzetta del Mezzogiorno" di martedì 20 giugno 2006.
Il tema del nucleare sta entrando nuovamente nell'agenda del dibattito politico, sia sotto il profilo energetico, visto l'aumento del petrolio, sia sotto l'aspetto militare.
E mentre ritorna questo tema, sembra celarsi la memoria storica che ci aveva portato, anni fa, a respingere, con un referendum popolare, la scelta del nucleare, partendo da considerazioni non di rifiuto aprioristico, ma da valutazioni reali di rischio oggettivo per l'ambiente e l'uomo, valutazione che sono ancora attuali.

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L'estrazione di energia dal nucleo atomico è stata uno dei temi ricorrenti da sessant'anni a questa parte. Considerata potente arma di guerra, poi diventata speranza di pace e di progresso economico, poi declinata sotto l'incubo di alcuni incidenti catastrofici, come quello di Chernobyl di venti anni fa, e sempre presente negli arsenali militari, l'energia nucleare è ora tornata all'attenzione dell'opinione pubblica sotto diversi aspetti. Da una parte esiste l'incubo che alcune potenze, che l'America e l'occidente considerano ostili, possano fabbricarsi una bomba atomica asiatica, nell'Iran islamico e nella Corea del Nord, ultima isola comunista nel mondo.