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Filiz è una bambina che cresce sulle montagne di uno stato che non esiste, il Kurdistan. I suoi giorni trascorrono tra la compagnia degli undici fratelli e i compagni di giochi su strade polverose, nei boschi, nella neve dove si affonda fino al ginocchio e sotto il sole che per mesi interi brucia la terra. A questa bambina, destinata a crescere troppo in fretta, l’autore si rivolge inizialmente con una seconda persona che ci restituisce la voce di un fato ineluttabile e misterioso, che Filiz sente la necessità di caricarsi sulle spalle senza poterlo demandare né a un domani né ad altri.

Prefazione di mons. Giovanni Ricchiuti Cittadella editrice
“La pace non si gode si crea” (Paolo VI). Pace è diventare umani. La pace non è “tranquillità dell'ordine” ma inquietudine creativa, ricerca di nuovi rapporti umani liberi e giusti. Non c'è umanesimo senza pace e non c'è pace senza la cura della nostra ferita umanità.

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