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L'angosciosa crisi del nostro tempo non deriva per gran parte dallo smarrimento di chi appura insufficienti le antiche norme di comportamento, mentre ancora gli mancano gli strumenti metodologici per concretare le nuove?
Se uno arriva a una scelta inusuale, perche' no? Se responsabilmente consapevole. Ma sovente uno non sceglie, si appoggia a consuetudini che gli impongono gia' da piccolo, quando non sa, diventa adulto senza domandarsi il perche' di quelle consuetudini non sue: condannare o lapidare gli altri, in questi casi, e' rifiutare a priori la vita civile.

Molto spesso, nelle piu' diverse parti del mondo, non si sa che lo sviluppo e' possibile, non si sa esattamente come e' possibile: e le situazioni all'estremo o permangono statiche, come in molte delle zone chiamate sottosviluppate - o, se migliorano in qualche modo, non sono autopropulsive -; o hanno una dinamica coi paraocchi, come avviene perlopiu' nelle zone a intensa industrializzazione, concependo quasi come fatale un particolare tipo di sviluppo. In un caso o nell'altro manca perlopiu' alle popolazioni interessate la conoscenza esatta dei loro problemi e la visione delle possibili alternative.

Non e' difficile trovare architetti disposti a costruire case per chi ha soldi, economisti pronti ad aumentare il danaro dei ricchi, sociologi disponibili a collaborare con chi sfrutta affinche' lo sfruttamento avvenga con meno difficolta', strateghi o diplomatici disponibili a far propria la causa dei forti. D'altra parte non e' difficile trovare candide persone che credono si possa cambiare gli ingiusti privilegiati e gli sfruttatori prepotenti con le prediche. Si incontrano a un estremo esperti di aumento di produzione e reddito, impegnati a realizzare sviluppo in particolari settori, il cui scopo e' conseguire il massimo guadagno con il minimo sforzo: perlopiu' presentati come scienziati o tecnici, spesso non sono che quadri piu' o meno abili dello sfruttamento, o alleati che facilitano loro il compito realizzando reti di opportuni servizi. Dall'altro estremo e' facile incontrare sognatori impotenti, sfocati, o evasivi, con premura di trovare panacee universali; o educatori impegnati in un lavoro di sviluppo personale o settoriale che prescinde, o quasi, dalla necessaria trasformazione delle condizioni ambientali globali.

Pubblichiamo i profili di alcune figure particolarmente signifcative nel pensiero e nella storia della nonviolenza, a cura del Centro di ricerca per la pace di Viterbo: Hannah Arendt, Murray Bookchin, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Mohandas K. Gandhi, Ivan Illich, Hans Jonas, Alexander Langer, Emmanuel Levinas, Giuliano Pontara, Vandana Shiva, Colin Ward