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Esce domani nelle librerie il mio secondo libro su Danilo Dolci. Il primo fu stampato quando abitavo a Verbania  Pallanza, nei primi anni Settanta, dal coraggioso editore Celebes di Trapani; il secondo esce ora grazie alla Casa Editrice Castelvecchi di Roma, in occasione dei 90 anni dalla nascita di questo nostro straordinario personaggio. Nel mezzo ci sono quarant’anni esatti. Un tempo lungo che spiega da solo la difficoltà di osare un avvicinamento alla lettura e alla comprensione di una figura alla quale i siciliani non erano abituati, ma che è stata la prima ad anticipare i tempi, come un vero e grande profeta del secolo appena passato.

«Non complici»: ma perché parlarne oggi nell’inferno delle corruzioni e delle guerre?
di Mario Pancera

Lo scrittore socialista statunitense Upton Sinclair (1868-1958), difensore dei diritti dei lavoratori, difensore degli anarchici Sacco e Vanzetti (che si erano sempre dichiarati innocenti degli omicidi loro imputati), in una parola, sempre sostenitore di coloro che difendevano la libertà di esistere liberi, ha scritto: «È difficile far capire qualcosa a una persona il cui salario dipende dalla sua capacità di non capirlo».

La sua Chiesa, quella cattolica e quella diocesana, amata, servita e obbedita, si è riconciliata o continua ad aver paura di don Lorenzo Milani? Ma quando mai? Non è mai stato ‘condannato’. Lo apprendiamo dall’arcivescovo di Firenze card. Betori, il quale, a distanza di 56 anni dalla tragedia di “Esperienze pastorali”, l’unico libro dei tre che hanno sconvolto Chiesa e Stato (seguiranno “L’obbedienza non è più una virtù” e “Lettera a una professoressa”) scritto totalmente di suo pugno, ha inviato un dossier a Papa Francesco che lo ha girato per competenza alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale ha risposto, appunto, che don Lorenzo non è mai stato ‘condannato’.

Nell'ora della morte, l'intera umanita' rende omaggio a Nelson Mandela.
Ed e' una prova ulteriore della grandezza di quell'uomo eroico e generoso questo unanime riconoscimento, questo unanime riconoscersi in lui, questa unanime riconoscenza: ogni essere umano riconosce in Mandela la parte migliore di se', ed il bene che tutti gli esseri umani affratella e degnifica.

Pregare, meditare, conoscere, operare...Onorare la memoria di Nelson Mandela vuol dire inserirsi nel travagliato cammino della nonviolenza moderna, nata proprio in Sud Africa con Gandhi, Albert Luthuli, Denis Hurley e tanti altri. Mandela ci lascia un messaggio universale utile per molte situazioni conflittuali. Quanto bene potrebbe fare oggi, ad esempio, la sua pratica di “riconciliazione nella verità e nella giustizia” per la Siria, il conflitto palestinese-israeliano, la Nigeria, il Centro Africa e altrove!