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Un primo risultato è stato raggiunto. La questione degli F-35 è entrata definitivamente nell'agenda della politica. Chiunque sosterrà i piani di acquisto di questi cacciabombardieri perderà il sostegno di larga parte dell'opinione pubblica. Il Parlamento ne ha dovuto discutere come non aveva mai fatto prima. E dovrà continuare a farlo in modo sempre più aperto e trasparente. Chi pensava di continuare a giocare sottobanco è stato sconfitto.

Probabilmente i caccia d’attacco F35 saranno 100 non più 131. Nessun passo indietro, solo un limitato ridimensionamento degli investimenti. Anche perché, a sentire il ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola, «rinunciare del tutto agli F35 sarebbe sbagliato e costoso» (avete letto bene: «sbagliato e costoso»…). Per cui la smettano coloro che si permettono di criticare la scelta armata della nostra politica, perseguendo il solo intento di (parole del generale Leonardo Tricarico) «recidere definitivamente gli artigli alle nostre forze armate, rendendole di fatto disarmate».
Tengano invece conto che avremo – si è detto come nota giustificativa di spesa, smentita ieri dai giornali – un ritorno economico per questa scelta.

Il mese di Febbraio 2012 sarà caratterizzato dalle azioni della campagna che culmineranno con una manifestazione a Roma di "consegna delle firme" al Governo

Dal 7 febbraio associazioni e gruppi locali si attiveranno a sostegno della campagna "Taglia le ali alle armi" promossa da Sbilanciamoci!, Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo con il sostegno di Unimondo, GrilloNews e Science for Peace per chiedere al nostro Governo di non procedere all'acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighter F-35.

L'Ammiraglio-Ministrotecnico sta tentando di bloccare la discussione in Parlamento
Ormai è chiaro. I militari che oggi sono direttamente al governo non solo nella Corea del Nord, in Egitto, in Birmania,... ma anche in Italia non vogliono discussioni. Sono arrabbiati perché non hanno in bilancio tutti i soldi che vorrebbero e non riescono a sopportare che ci sia qualcuno diverso da loro che decida come debbano essere spesi.

La pubblicazione della "XIII Relazione annuale sul controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari", che ricopre le esportazioni per l'anno 2010, "solleva diversi interrogativi sull'attendibilità dei dati forniti dai governi e sull'impegno dell'Unione europea ad operare un controllo efficace delle esportazioni di armamenti". Lo affermano in un comunicato stampa diffuso oggi un ampio gruppo di associazioni, reti e centri di ricerca di diversi paesi europei tra cui, per l'Italia, la Rete Disarmo e la Tavola della pace.

Carissime/i,

dal gruppo di voi che ha partecipato alla marcia Perugia-Assisi (circa 300 persone) e con il quale ci siamo incontrati a Santa Maria degli Angeli il 25 settembre alle 15 in una bellissima e partecipata assemblea, sono venute alcune proposte operative per continuare questo nostro comune impegno contro le immonde spese militari.

Le proposte operative sono di due tipi, di lungo periodo e di breve periodo.

Non è mia competenza dare valutazioni penali in un’indagine che deve sviluppare il suo corso processuale in ambito giudiziario. Ma è mia competenza civile, anzi mio dovere di cittadino impegnato in un movimento per la pace, ragionare con indignazione operativa sul rapporto tra corsa agli armamenti, logiche di guerra, prostituzione sessuale-umana, corruzione economica-politica. Sembra che tutto si tenga in un blocco orientato al degrado etico-politico pericoloso sia per la democrazia che per la vita tante persone nel mondo.