Un'Europa di pace, neutrale e attiva, disarmata, smilitarizzata e nonviolenta
- Accademia Apuana della Pace
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Prima riflessione: per un'Europa di pace, neutrale, disarmata, nonviolenta (pubblicata su La nonviolenza è in cammino, n. 671 di settembre 2003
Seconda riflessione: ancora tre note sulla proposta dell'Europa neutrale e attiva, costruttrice di pace con mezzi di pace (pubblicata su "La nonviolenza è in cammino" n. 683, settembre 2003)
Terza riflessione: ancora per l'Europa neutrale e attiva, disarmata, smilitarizzata e nonviolenta (pubblicata su "La nonviolenza è in cammino" n. 684, settembre 2003)
Quarta riflessione: proposte per unEuropa di Pace (pubblicata su "La nonviolenza è in cammino" n. 696, ottobre 2003)
Una occasione persa
- Buratti Gino
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Unoccasione persa,
venerdì scorso, presso la Chiesa Metodista Valdese di Carrara, avevamo organizzato, come Accademia Apuana della Pace, un incontro con la Rete Migranti di Lucca, per riflettere, partendo dalla loro esperienza di digiuno collettivo, come momento finale di una lotta per la difesa di diritti violati a migranti, sulle forme di azione nonviolente da mettere in atto dinanzi alle contraddizioni del nostro territorio, siano queste sociali, occupazionali, ambientali
Erano presenti solo alcuni esponenti del Senato e persone della Chiesa Valdese nessuna delle associazioni dellAAdP, nessuna di quelle dei coordinamento migranti
Un fiasco insomma forse dovuto a difficoltà organizzative (ma la capacità organizzativa dellAAdP dipende da quella delle associazioni aderenti), o forse a disinteresse nei confronti di una riflessione che collochi la nonviolenza non solo in una dimensione internazionale, bensì dentro ai nostri territori locali.
Eppure abbiamo vissuto, in questi ultimi anni, il tentativo di mettere insieme un coordinamento migranti, prima come AAdP, poi, facendo un passo indietro, facendo in modo che fosse abitato da tutti quelli che non si sentivano vicini allAccademia abbiamo vissuto limpegno per i ritardi con cui la Questura concedeva i permessi di soggiorno, accontentandoci però di qualche ordine del giorno dei consigli comunali e della loro totale indifferenza a mettere in atto azioni concrete che vadano nella direzione di affrontare i diritti negati ai migranti per poi veder lentamente spengersi quel coordinamento messo in piedi.
Abbiamo assistito allindifferenza con la quale Istituzioni e cittadinanza sopportano la presenza della Tenda dei Lavoratori a Massa, che denuncia, nel suo totale isolamento, il degrado politico, sociale, economico ed occupazionale della nostra città.
Abbiamo sperimentato il limite di certe forme di protesta sui diritti, la sensazioni di impotenza che spesso ci attanaglia
Abbiamo assistito alla squallida contestazione di gruppi di neofascisti dinanzi alla semplice richiesta di adibire uno spazio privato a luogo di culto per i musulmani.
Per tutto questo pensavamo che una riflessione, non teorica, ma che partisse da esperienze concrete potesse essere loccasione per ricominciare ad urlare per riprendere a sperimentare tutte le forme di protesta e, accanto a queste, a mettersi in gioco con un po di fantasia (non necessariamente con il digiuno collettivo).
Sento il bisogno reale di fare uno sforzo per recuperare lindignazione, la capacità di incazzarci, ma di fare questo insieme, costruendo non una rete teorica e astratta, ma una rete sui bisogni concreti, che vada a parlare ai cuori e ai volti delle persone, mettendo in risalto come, ad esempio, non è certo la presenza di un luogo di preghiera per musulmani che aumenta il nostro vivere nella paura o come questo debba essere il segnale per chi crede della perdita della propria identità di fede Che urli come il degrado occupazionale ed economico della città è qualcosa che riguarda non solo i diretti interessati, che perdono il posto di lavoro, ma ciascuno di noi che abita in questa città.
Ma dobbiamo imparare a indignarci mettendo insieme questo nostro sentimento e traducendo questo sentimento in obbiettivi, magari minimi, ma concreti, sui quali misurare la nostra fantasia nel pensare a forme di lotta mettere insieme significa fare rete, costruire un tessuto ampio di lotta, pensare ad obiettivi minimi, ma che affermi principi e valori generali
Dinanzi alle tante contraddizioni dei nostri territori, riusciremo a non perdere altre occasioni? Riusciremo a far si che la nonviolenza sia parte del nostro agire politico quotidiano, della nostra prassi politica, senza separazione tra fini e mezzi?
Alle porte le elezioni del Comune di Carrara, possono essere unoccasione per misurare la capacità di fare una politica altra?
Nel 2008 si voterà in quasi tutti gli altri comuni della provincia, è pensabile costruire percorsi politici di democrazia partecipata e condivisa che dia il senso di una politica altra?
I Comuni e la Provincia che aderiscono alla Tavola della Pace ritengono che quellatto amministrativo sia sufficiente per una politica di pace?
Gino Buratti
Il contenuto di violenza dei trasporti (Giorgio Nebbia)
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Il potersi muovere è liberatorio; tutta la storia umana è progredita con l'aumento della possibilità di muoversi, di incontrare altri popoli e persone, di visitare altri paesi, di scambiare materie e, soprattutto, conoscenza.
Peraltro la mobilità costa; non parlo del denaro, ma di beni ambientali come l'energia, l'inquinamento e il territorio, costa in termini di violenza contro l'ambiente e la natura. Tutto comincia con il consumo di energia necessaria per spostare un corpo umano di 70 chili (o un sacco di un quintale) per un metro o un chilometro; l'energia può essere fornita dallo stesso corpo umano, se una persona va a piedi, da un'altra persona o da un animale che trascina un carro, da un animale da cavalcare. Ciascuno di questi "mezzi" richiede energia alimentare e genera rifiuti, gli escrementi
animali. Le fonti di energia rinnovabili come il vento sono stati utili per muovere le navi, a condizione di avere delle navi (di legno), delle vele (di tela), cose materiali, oggetti, quindi, e ancora una volta di avere conoscenze tecniche.
L'archivio del Centro di Ricerca Nonviolenta di Brescia
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Nel 1976 alcuni obiettori in servizio presso la sede di Brescia del Movimento internazionale della riconciliazione (in sigla: Mir) e del Movimento Nonviolento decisero di costituire un centro di ricerca nonviolenta allo scopo di raccogliere documentazione sulla nonviolenza, l'antimilitarismo, la pace e qualsiasi altro argomento fosse collegato a tali indirizzi di pensiero.
Oltre alla biblioteca e all'emeroteca, il lavoro più prezioso che mi pare rimanga di tale apprezzabile sforzo è costituito dall'archivio che ora si trova presso la sede di via Milano 65.
Rispetto ad esso c'è stato un aggiornamento costante e organizzato fino alla seconda metà degli anni '80; il seguito è stato lasciato alla buona volontà di pochi collaboratori saltuari e dunque la documentazione dell'ultimo decennio è poco rilevante, da un punto di vista strettamente quantitativo.
Eppure, nonostante questa "carenza", l'archivio merita sicuramente un posto di rilevo all'interno del patrimonio bibliografico del MovimentoNonvioento e più in generale all'interno di un circuito di documentazione sulla pace e la nonviolenza.
Diviso in settori (Militarismo, antimilitarismo, pace e disarmo; Nonviolenza e Movimento Nonviolento; Educazione alla pace; Energia, ecologia, sviluppo; Movimento internazionale della riconciliazione e Obiezione totale; Obiezione di coscienza e servizio civile, Documentazione di Brescia; Forze Armate, industria bellica e commercio delle armi; Conflitti recenti), raccoglie decine di migliaia di documenti attraverso cui è possibile leggere la storia in Italia della nonviolenza e dell'antimilitarismo, delle battaglie per il riconoscimento giuridico per l'obiezione di coscienza, i primi passi del servizio civile, così come ricostruire le prime iniziative attraverso cui l'ecologismo e la messa in discussione del modello di sviluppo dominante sono diventati temi all'ordine del giorno.
Nell'archivio si possono trovare, come in tutti gli archivi che si rispettino, documenti di tutti i tipi: articoli di giornali e riviste, volantini delle iniziative, analisi tecniche (per esempio sulle questioni legate all'energia o all'industria bellica), verbali di riunioni, semplici riflessioni, proposte di mobilitazioni, testi poetici e letterari e moltissime fotografie che oggi non sono di facile reperibilità (come in genere tutto il materiale fotografico): le foto di Comiso, delle marce antimilitariste oppure che immortalano gli arresti degli obiettori totali, quando questi si "presentavano" nelle piazze dichiarando alle forze dell'ordine la propria presenza (e questo solo per portare qualche esempio).
Per un futuro senza guerre (Alberto L'Abate)
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Cari
amici,
Cordiali
saluti
Alberto
L'Abate
Per una trasformazione nonviolenta del conflitto Cina-Tibet (Nanni Salio)
- Nanni Salio
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Pubblicato su “Voci e volti della
nonviolenza”, n. 160 del 25 marzo 2008
Per ipotizzare una possibile
trasformazione nonviolenta del conflitto tra Cina e Tibet, possiamo partire dai
"cinque punti" che Galtung ha individuato come essenziali
nell'esperienza delle lotte gandhiane ("Gandhi e la lotta contro
l'imperialismo: cinque punti", www.cssr-pas.org/notizia.php?id_notizia=883).
Piccolo Satyagraha (Carlo Del Nero)
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Abbiamo appreso con piacere che l’amministrazione di Massa ha aderito al nostro appello per il “grande Satyagraha mondiale per la pace”. Abbiamo visto sventolare la bandiera Tibetana dal palazzo del comune e dalla sede del Partito Democratico. Lo sventolio di una bandiera può sembrare poca cosa, ma è invece importante. Quando giornali e TV trovano altre notizie per imporci l’attualità, quelle bandiere servono a ricordare ai passanti che il problema esiste ancora immutato e forse aggravato dal silenzio dei media.
Potrebbe essere l’inizio di una nuova visione della nostra città, che partendo dal rispetto dell’avversario politico, porti al rispetto di persone, animali e cose.
Sarebbe la dimostrazione che l’adesione alla causa tibetana non è formale, ma un atto consapevole che implica una riflessione ed un mutamento dei comportamenti nel nostro quotidiano.
Il Partito Democratico cerca di presentarsi come il nuovo, in realtà per il momento si configura al massimo come speranza di un “nuovo possibile” tutto da inventare; ma a Massa si è creata una profonda divisione e non vi è dubbio che oggi c’è, sul piano politico, un picco di violenza proprio intorno a questa spaccatura. Gli eventi che si scatenano intorno alla nascita di un partito ne condizionano inevitabilmente lo sviluppo. Vi è quindi una possibilità di scelta. Il nuovo partito, almeno per quanto riguarda la nostra città, può nascere da una minaccia di espulsione, da una “pulizia etnica” o da un gesto di pace nell’ambito di questo nostro piccolo Satyagraha.
Potete trovare i dettagli dell’iniziativa, sul sito
http://carlodelnero.wordpress.com alla pagina “piccolo Satyagraha”.
- Mozione per rilanciare l'obiezione alle spese militari (L.O.C.)
- Piccolo Satyagraha (Carlo Del Nero)
- Difesa Popolare Nonviolenta e lotte territoriali
- Un programma politico per una società nonviolenta (Antonino Drago)
- Per la giornata internazionale della nonviolenza (Maria G. Di Rienzo)
- Il sogno dell'umanità (Sergio Paronetto)
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