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Pubblichiamo, ripreso dalla newsletter del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo, il testo del capitolo ottavo, Principi dell'addestramento alla nonviolenza, del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, Milano s. d. (ma 1967). Successivamente il libro è stato ristampato nel 1989 da Linea d'ombra edizioni, Milano (con minimi tagli nella nota bibliografica). È stato poi integralmente incluso in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992 (alle pp. 253-347).

Nonostante sia finita da tempo l'onda lunga del movimento pacifista contro la guerra all'Iraq del 2003 continuano a manifestarsi in giro per l'Italia le più svariate campagne e iniziative: contro le basi americane del Dal Molin e di Sigonella, contro la produzione dei caccia bombardieri F35, per la riduzione delle spese militari e per la promozione dei corpi civili di pace, e tanto altro ancora.

Il dialogo con i "militari" lo vedo da impostare sul presupposto che, insieme, come cittadini, abbiamo da attuare l'art. 11 del ripudio della guerra.
Questo significa adottare un modello di difesa difensivo territorializzato (Svizzera, Cuba), ripristando la leva che per ora è stata solo sospesa.
No quindi a sistemi d'arma progettati per proiezioni di potenza all'estero (es. F35, Eurofighter, portaerei Cavour...).

Ho appena rivisitato la home page della Perugia-Assisi.
Peppe Sini ed il Centro di Viterbo ci devono spiegare dove ce la trovano l'opposizione alla guerra in Afhanistan.
Sul programma della marcia ci trovo scritto invece "facciamo pace in Afghanistan", che è tutt'altra cosa: è una formula ambiguissima: da generale potrei affermare che è proprio quello per cui mi sto impegnando con il mio intervento bellico.