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“Poche nazioni vantano storie tanto finemente intrecciate – quando non tragicamente separate – dell’India e del Pakistan. Tuttavia nell’epoca storica attuale, votata allo sciovinismo e all’ultranazionalismo, abbiamo dimenticato la saggezza dei nostri leaders del passato che hanno dato forma concreta alla nostra indipendenza: il “Mahatma” Gandhi - icona mondiale della nonviolenza, e Muhammad Ali Jinnah – un costituzionalizza che è stato un fervente sostenitore di lotte politiche come opposizione alla forza bruta, Oggigiorno i media di comunicazione e i social media finiscono per amplificare l’odio, il ricorso alla guerra e la disumanizzazione, tendenze diametralmente opposte alla “ahimsa” di Gandhi (antico principio indiano della nonviolenza universale) e al disciplinato supporto civile messo in atto da Jinnah.

Una premessa

La scoperta dello strumento di analisi dello stile linguistico battezzato con il nome di “Dignity Index” è avvenuta per me in maniera fortuita mentre seguivo una tavola rotonda tra personalità varie riunitesi in videoconferenza per discutere il tema: <Come rispondere al periodo che ci è dato di vivere? – How do we respond to the time We are living through?>, un webinar della serie <Aspen Chapel Initiatives>. Non so per quanto ancora, ma è stato reso disponibile in versione originale Inglese al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=OWW9onPmBns.

Come noto ho scelto di non partecipare alla manifestazione del 15 marzo a Roma in piazza del Popolo, lanciata da Michele Serra.

Ho fatto questa scelta perché non condividevo la piattaforma vuota che c'era nella convocazione di quella manifestazione, che, proprio perché indecifrabile, poteva essere riempita da qualunque posizione.

Al tempo stesso non ho condiviso l'idea di lanciare una contromanifestazione, lo stesso giorno, perché questa voleva semplicemente significare una ulteriore divisione tra “noi e voi”, tra noi “pacifisti puri” e voi indecifrabili.

Una contrapposizione assurda che è funzionale solo a indebolire il variegato e plurale mondo che vorrebbe un'idea altra.

“Quando si osserva il nostro pianeta dallo spazio, alcune cose diventano innegabilmente chiare. Continuiamo ad affrontare tematiche come il riscaldamento globale, la deforestazione, la perdita di biodiversità come questioni isolate, quando in realtà non sono altro che sintomi di un unico problema radicale di fondo. Questo problema è la nostra incapacità o assenza di volontà di riconoscerci come parte di un complesso planetario. Quando me ne stavo ad osservare il mondo da una finestra della Stazione Spaziale Internazionale potevo ammirare le rapide successioni dei lampi delle tempeste, come fossero i flash di tanti paparazzi, e anche gli arazzi di luce delle aurore polari come fossero quasi a portata di mano.