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“La nonviolenza va nel profondo più di quanto si creda. Essa si presenta, oggi in modo culminante, come antitesi ai maggiori mali: la guerra e il folle riarmo, l'assolutismo oppressivo dei governi, lo sfruttamento delle moltitudini povere, la chiusura individualistica egocentrica e disperata. Perciò essa sta alla punta estrema del vecchio mondo più di ogni altro preteso, grossolano e superficiale estremismo: anche se altri sa distruggere la nonviolenza costruisce" (Aldo Capitini, relazione al primo congresso del Movimento Nonviolento, 1966).

Nel desolante panorama che l'attualità ci riserva ogni giorno, la nonviolenza rappresenta quell'orizzonte che stiamo cercando oltre la cima più alta. Non lo vediamo ancora, ma sappiamo che c'è. Il nostro Movimento, per quanto piccolo e marginale, è impegnato nella scalata con "coerenza, continuità, convinzione" (sono parole di Pietro Pinna, che ci ha lasciato un anno fa): camminare in salita in gruppo è meno faticoso che farlo da soli.

Un importante momento di confronto con le istituzioni e la politica, nel quale i rappresentanti delle Reti promotrici di “Un'altra difesa è possibile” hanno chiesto con forza la calendarizzazione della legge per una difesa civile non armata e nonviolenta. Questo è il risultato positivo dell'incontro avvenuto mercoledì 15 marzo nell'Aula della Commissione Difesa della Camera tra una delegazione della Campagna è il Presidente della IV Commissione Francesco Saverio Garofani, alla presenza anche dei Deputati Massimo Artini, Giorgio Zanin, Giulio Marcon e Luca Frusone.

1) Lanza del Vasto nel 1928 si è laureato alla università di Pisa e poi è andato in India dove è stato discepolo di Gandhi. Quando è tornato in Europa ha fondato comunità che cercano di realizzare la non violenza sotto tutti gli aspetti della vita sociale; e anche nella vita intellettuale ha fondato una teoria della non violenza. Queste sue fondazioni indicano un punto cruciale della non violenza; essa vuole costruire non solo nuovi rapporti umani, più gradevoli, ma anche una nuova società.

Non sembri strano che un'associazione laica come il Movimento Nonviolento plauda al documento che Papa Francesco ha redatto in preparazione della cinquantesima Giornata mondiale della pace, che si celebra il primo gennaio 2017. Il messaggio "La nonviolenza: stile di una politica per la pace" ci pare un testo particolarmente significativo, che va oltre l'ambito cattolico, importante per i suoi contenuti e per l'autorevolezza della fonte.

Questo messaggio di papa Francesco, oltre la nota freschezza e chiarezza del linguaggio, mi pare che abbia l'importanza di un passo storico. Non è solo una giusta esortazione alla pace, ma indica la nonviolenza interiore, attiva e politica come via alla pace. È anche importante che in un documento di questa levatura la parola sia scritta unita (nonviolenza) e non staccata (non violenza), per esprimerne il carattere positivo e non solo negativo. Non si tratta tanto di non fare violenza, quanto di gestire i conflitti naturali della vita con forze umane costruttive. Francesco sottolinea il carattere attivo e costruttivo della linea culturale-morale-politica nonviolenta.

La nonviolenza non la trovi al ristorante.

Non la incontri al circolo dei nobili.

Non frequenta la scuola di buone maniere.

È sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.

La nonviolenza non fa spettacolo.

La nonviolenza non vende consolazioni.

La nonviolenza non guarda la partita.

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