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Nessun cambio di prospettiva rispetto al passato: ancora centinaia di milioni destinati a missioni armate poco efficaci e solo le briciole a progetti di cooperazione civile. Rete Disarmo sottolinea ancora una volta la negativa decisione di inserire in un unico provvedimento (con mesi di ritardo) tutte le missioni militari all’estero, che invece hanno natura tra loro profondamente diversa.

Tutto pronto per la nuova guerra di Libia, a conduzione italiana. Viene presentata come un'operazione militare, richiesta dalle autorità locali, per fermare l'avanzata dei combattenti con bandiera dello Stato Islamico, ma in realtà sarà un intervento bellico voluto dal Pentagono per la messa in sicurezza dei giacimenti petroliferi e per determinare la futura ripartizione libica ed il suo controllo. La storia si ripete.

Almeno 65 morti e oltre 300 feriti - donne e bambine/i in maggioranza: è l'ancora incerto bilancio dell'ennesimo giorno del terrore, questa volta a Lahore, in Pakistan, in un parco giochi. Parigi, Bruxelles, Istanbul... la lista è lunga e fa il giro del mondo. Leggeremo le analisi, ascolteremo le invettive e le richieste di guerra - muri - espulsioni - più armi, più morti, più morti, più morti.

Ha ragione il papa quando dice che siamo nella terza guerra mondiale, condotta "a pezzi".

Ha ragione quando nella tragedia dei profughi in fuga da guerre ed orrori indica la primaria corresponsabilità delle imprese produttrici di armi.

Ha ragione quando chiama ad accogliere tutti gli esseri umani bisognosi di aiuto.

Occhio per occhio e il mondo diventa cieco (Gandhi)

I terrorismi sono due: quello dall'alto, degli stati, che viene chiamato guerra, e il terrorismo dal basso, degli insorti, dei ribelli, di coloro che subiscono gli effetti del primo terrorismo. Nasce prima l'uno o l'altro, l'uovo o la gallina? Hanno bisogno l'uno dell'altro, si autoalimentano, in una spirale di violenza crescente, come vediamo ogni giorno in molte aree del mondo, in particolare nel Medio Oriente, ma non solo.