• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

L'ipocrisia del governo

Il nuovo codice per le ONG attive nel mediterraneo rappresenta non solo un orribile decreto, che conferma ancora l'impostazione “disumana” di questo governo nei confronti dell'immigrazione, ma anche la conferma della disinformazione che questo esecutivo veicola nella società civile.

Si accusano le ONG di essere la causa dell'immigrazione, ignorando di fornire il vero dato relativo all'incidenza dei salvataggi delle ONG rispetto al totale dell'immigrazione in Italia: nel 2022 ci sono stati 101.922 arrivi , la percentuale degli sbarchi fatti dalle Ong è circa del 14%, 2000 sono state per persone morte in mare, 23.000 respinti in Libia (dati ripresi dal quotidiano Avvenire).

Inizio quest’intervento con una provocazione: sono ormai diversi anni che nelle propagande elettorali di alcuni partiti il nemico comune viene identificato con chi cerca di attraversare le frontiere, non più l’invasore che si paventava all’epoca delle guerre mondiali, bensì l’immigrato, una sorta di invasore 2.0 che non combatte con la prepotenza di un grande esercito, ma con la pietà a cui ci muovono innocenti e bambini, che non è animato dal patriottismo e dall’illusione della vittoria, ma dalla disperazione e dalla povertà. In questi anni in cui la patata bollente del capro espiatorio di tutti i nostri problemi economici ed esistenziali è passata a loro siamo stati tartassati dalla retorica dell’ “aiutiamoli a casa loro”.

Le guerre non nascono dal nulla, ma hanno cause remote nel tempo e cause scatenanti. Ed è molto difficile trovare una parte che sia innocente.

La Russia ha scatenato la guerra in Europa, su questo non ci piove, ma l’Europa e gli USA, ci hanno messo del loro.

Attraverso la Nato, per, anni da quando è scomparsa l’Unione Sovietica, hanno condotto politiche di provocazione e minaccia della sicurezza Russa,contro gli accordi stipulati, per la neutralità dei paesi del patto di Varsavia, mentre l’Ucraina ha portato avanti politiche di vessazione, derussificazione e scontro, anche militare, in alcuni territori, compresi nei suoi confini, che invocavono il diritto alla autodeterminazione.