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La lettera aperta pubblicata oggi dal quotidiano “Yediot Aharonot” e rivolta al premier israeliano Netanyahu, è di quelle che riaprono il cuore alla speranza. La firmano 43 ufficiali e soldati riservisti del corpo d’élite dell’intelligence 8-200, cui è affidata la sorveglianza dei territori palestinesi occupati.

Le aggressioni israeliane contro Gaza si concluderanno probabilmente quando le forze armate israeliane avranno esaurito la scorta di munizioni, senza un nulla di fatto, perché Hamas continuerà a governare la Striscia, e il governo israeliano sarà pronto a rispondere con crudeli rappresaglie ad ogni uscita offensiva dei palestinesi; ci sarà “solo” qualche migliaio di civili assassinati in più, quelli che le gerarchie militari chiamano “danni collaterali”.

La mancanza di acqua, servizi igienico-sanitari sono causa dell'esplosione di malattie infettive a Gaza e minacciano la salute pubblica.

La popolazione civile di Gaza è in gravi difficoltà nell'accedere all'assistenza sanitaria, con solo 10 dei 56 Primary Health Care governative operative, solo 8 delle 22 cliniche dell'UNRWA aperte, mentre la maggior parte dei distretti sanitari delle ONG sono chiusi.

Sono un’ebrea italiana della generazione post-1945, ebrea da generazioni da parte di entrambi i genitori. Sento il bisogno impellente in queste ore di angoscia e di guerra tra Gaza Palestina e Israele di rivolgermi ad altri ebrei italiani perché non riesco a credere che non provino lo stesso sgomento e la stessa repulsione per la carneficina che Israele sta compiendo a Gaza.

Um Al-Amar, Striscia di Gaza,

La data non conta: ho vivissimo il ricordo della visita alla bellissima scuola costruita dall’Ong italiana Vento di Terra con i finanziamenti della Cooperazione italiana e della Conferenza Episcopale. Sono circondato di bambini pieni di vita e fatico a convincerli a stare buoni mentre intervisto il presidente Massimo Annibale Rossi.