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Commento della Campagna “Taglia le ali alle armi” a seguito delle dichiarazioni del Ministro Pinotti al Senato sul programma Joint Strike Fighter. Le realtà disarmiste chiedono ancora una volta la possibilità di un incontro con il Governo.

L’inchiesta giudiziaria della Procura di Napoli su Finmeccanica, il colosso italiano che ingloba una ventina di aziende specializzate nella costruzione di armi pesanti, mi costringe a porre al nuovo governo Letta e al parlamento alcune domande scottanti su armi e politica. Questa inchiesta, condotta dai pm V. Piscitelli e H. John Woodcock della Procura di Napoli (ora anche da altre Procure), ci obbliga a riaprire un tema che nessuno vuole affrontare: che connessione c’è tra la produzione e vendita d’armi e la politica italiana? E’ questo uno dei capitoli più oscuri della nostra storia repubblicana.

Cari Soci e cari Amici della pace,

ci sono dei momenti in cui ognuno di noi ha l’obbligo morale di manifestare il proprio pensiero di fronte ai comportamenti delle massime Autorità istituzionali che provocano sbigottimento, mortificano le profonde aspirazioni alla giustizia e alla pace e incidono negativamente sulla situazione economica, sulle prospettive di pace e sul destino di tutti, Italiani e non solo.

Con 381 sì e 149 no, la Camera ha approvato la mozione di maggioranza sugli F35 che impegna il governo a non procedere a “nuove acquisizioni”. Il Parlamento tornerà ad esprimersi al termine di una indagine conoscitiva che durerà 6 mesi. Bocciata la mozione di Sel e M5S – primo firmatario Marcon – che chiedeva la cancellazione della partecipazione italiana al programma. Qui, il discorso di Giulio Marcon alla Camera nel dibattito del 26 giugno.

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