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È un terremoto sociale. Ma purtroppo sembra  il «liberismo» di molti governi: distruggete, poi ricostruiamo.
di Mario Pancera

La Repubblica italiana non è fondata sul lavoro, ma sulla guerra. Non lo vedo soltanto io, lo dicono anche altri, da tempo. Il lavoro manca, i soldi per la cosiddetta Difesa si trovano. Miliardi in aerei, sommergibili, soldati, bombe. Strumenti di morte. L’attuale premier, il senatore Mario Monti, prospetta una legislatura costituente dopo le elezioni politiche di febbraio. Era ed è così anche per il suo predecessore, onorevole Silvio Berlusconi, oggi suo acerrimo antagonista nella corsa per la guida del prossimo governo.

Credevate davvero che l’urgenza normativa nel nostro Paese riguardasse il lavoro, la sanità, il welfare, la scuola? Che le priorità fossero la modifica della legge elettorale o i provvedimenti di risparmio sulle Province?Evidentemente, il governo uscente (oramai oltre la porta d’uscita a dire la verità…) la pensa diversamente, visto il suo ultimo colpo di coda a suon di armamenti e F35, il ddl Di Paola. Una legge di Stato che regala al ministero della Difesa il frutto di una rapina legalizzata che prevede un aumento delle risorse assegnate in bilancio di circa un miliardo di euro.

Un primo risultato è stato raggiunto. La questione degli F-35 è entrata definitivamente nell'agenda della politica. Chiunque sosterrà i piani di acquisto di questi cacciabombardieri perderà il sostegno di larga parte dell'opinione pubblica. Il Parlamento ne ha dovuto discutere come non aveva mai fatto prima. E dovrà continuare a farlo in modo sempre più aperto e trasparente. Chi pensava di continuare a giocare sottobanco è stato sconfitto.

Probabilmente i caccia d’attacco F35 saranno 100 non più 131. Nessun passo indietro, solo un limitato ridimensionamento degli investimenti. Anche perché, a sentire il ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola, «rinunciare del tutto agli F35 sarebbe sbagliato e costoso» (avete letto bene: «sbagliato e costoso»…). Per cui la smettano coloro che si permettono di criticare la scelta armata della nostra politica, perseguendo il solo intento di (parole del generale Leonardo Tricarico) «recidere definitivamente gli artigli alle nostre forze armate, rendendole di fatto disarmate».
Tengano invece conto che avremo – si è detto come nota giustificativa di spesa, smentita ieri dai giornali – un ritorno economico per questa scelta.

Il mese di Febbraio 2012 sarà caratterizzato dalle azioni della campagna che culmineranno con una manifestazione a Roma di "consegna delle firme" al Governo

Dal 7 febbraio associazioni e gruppi locali si attiveranno a sostegno della campagna "Taglia le ali alle armi" promossa da Sbilanciamoci!, Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo con il sostegno di Unimondo, GrilloNews e Science for Peace per chiedere al nostro Governo di non procedere all'acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighter F-35.