La campagna NOF35: “Ministro Pinotti, i dati sui contratti dei caccia sono fondamentali e vanno rivelati”
- Comunicato della campagna “Taglia le ali alle armi”
- Categoria: Commercio e industria armi
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Commento della Campagna “Taglia le ali alle armi” a seguito delle dichiarazioni del Ministro Pinotti al Senato sul programma Joint Strike Fighter. Le realtà disarmiste chiedono ancora una volta la possibilità di un incontro con il Governo.
L’inchiesta giudiziaria della Procura di Napoli su Finmeccanica, il colosso italiano che ingloba una ventina di aziende specializzate nella costruzione di armi pesanti, mi costringe a porre al nuovo governo Letta e al parlamento alcune domande scottanti su armi e politica. Questa inchiesta, condotta dai pm V. Piscitelli e H. John Woodcock della Procura di Napoli (ora anche da altre Procure), ci obbliga a riaprire un tema che nessuno vuole affrontare: che connessione c’è tra la produzione e vendita d’armi e la politica italiana? E’ questo uno dei capitoli più oscuri della nostra storia repubblicana.
Cari Soci e cari Amici della pace, ci sono dei momenti in cui ognuno di noi ha l’obbligo morale di manifestare il proprio pensiero di fronte ai comportamenti delle massime Autorità istituzionali che provocano sbigottimento, mortificano le profonde aspirazioni alla giustizia e alla pace e incidono negativamente sulla situazione economica, sulle prospettive di pace e sul destino di tutti, Italiani e non solo.
Comunicato stampa del Movimento Nonviolento sullo scontro di competenze tra governo e parlamento in tema di acquisto dei cacciabombardieri F35. A decidere siamo noi.
Con 381 sì e 149 no, la Camera ha approvato la mozione di maggioranza sugli F35 che impegna il governo a non procedere a “nuove acquisizioni”. Il Parlamento tornerà ad esprimersi al termine di una indagine conoscitiva che durerà 6 mesi. Bocciata la mozione di Sel e M5S – primo firmatario Marcon – che chiedeva la cancellazione della partecipazione italiana al programma. Qui, il discorso di Giulio Marcon alla Camera nel dibattito del 26 giugno.
Con i 14 miliardi che servono all'acquisto e allo sviluppo dei cacciabombardieri si potrebbe fare fronte alle emergenze del paese. A partire da quelle legate a welfare e occupazione.
L’aspetto positivo è che la mobilitazione, sollecitata da Rete Italiana Disarmo e dalla campagna “taglia le ali alle armi”, ha costretto il Parlamento ad affrontare pubblicamente la spinosa questione degli F35. I partiti di maggioranza ne avrebbero fatto volentieri a meno, nascondendosi dietro a scelte già fatte nel passato. Ma la mozione presentata dall’intergruppo parlamentare per la pace e il disarmo (primo firmatario il deputato Giulio Marcon) chiedeva una chiara scelta di campo: sì o no all’abolizione dell’intero progetto Joint Strike Fighter. La maggioranza dei parlamentari, lasciati liberi in coscienza, avrebbe votato a favore. Ma le lobbies militari, potenti e trasversali, si sono messe all’opera, e in poche ore hanno fatto pressione sui vertici di Pd e Pdl e sugli ambienti governativi, ottenendo il classico risultato nella peggiore tradizione politica: decidere di non decidere.
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Armi, politica. Ribelliamoci, ora
Ma perché tanto zelo per gli aerei da guerra, sig. Presidente Giorgio Napolitano?
F35 - A decidere siamo noi. La coscienza dice NO
F35, un rinvio sbagliato
A welfare e occupazione, i fondi degli F35
La (ipocrita) mozione F35 e i (pericolosi) giochi di parole