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Comunicato Stampa
 
 
FERMIAMO IL MASSACRO A GAZA
 
 
Il Governo israeliano sabato 27 ottobre 2008 ha lanciato un massiccio attacco militare su Gaza: centinaia di bombe su 240 obiettivi, nella zona più densamente popolata del mondo. Il risultato era inevitabile e qualifica questi attacchi come crimini di guerra, che hanno causato ad oggi la morte di oltre 292 palestinesi e il ferimento di più di 600 persone, tra cui moltissimi civili. La tragedia si aggiunge a 2 anni di assedio in cui Gaza è stata tagliata fuori dal resto del mondo producendo la più grave crisi umanitaria dall'inizio dell'occupazione israeliana, con il 79,4% della popolazione della striscia sotto la soglia di povertà, ed un tasso di disoccupazione del 45,5% (Palestine Monitor Factsheet).

La nottata è trascorsa insonne, non poteva essere diversamente.Boati e sirene su tutta la città. Ogni bomba quanti morti sono?sono stanco di ascoltare le esplosionidi contarli, i morti,ma non posso farne a meno.
Siamo a 290 decessi,ma i feriti, per lo più gravissimi, con arti mutilati o maciullati,fanno impennare il bilancio verso l'alto ogni ora. Ho bisogno di tranquillanti.Non riesco a levarmi dalla mente i volti sorridenti di quei ragazzi che, appena sbarcato, la settimana scorsa con la Dignity del Free Gaza Movement, ho abbracciato uno per uno.

Pubblicato su Notizie Minime della nonviolenza, n. 685 del 30 dicembre 2008
Traduzione di Floriana Lipparini dell'articolo di Adam Keller per "The Other Israel" dal titolo  "Guerra a Gaza. È cominciata", datato Tel Aviv, 27, a testimonianza dell'azione dei pacifisti israeliani.

Questa mattina, alcuni di noi si sono alzati  ansiosi di ascoltare il primo notiziario sperando ancora  nell'impossibile. Questa mattina, più di duecento cittadini di Gaza i  cui nomi probabilmente non conosceremo mai si sono alzati senza  immaginare che fosse la loro ultima mattina. E anche nella città di  confine israeliana di Netivot il cinquantottenne Beber Vaknin si è  alzato ed è andato a passeggiare per le tranquille strade del weekend nella sua cittadina natale, senza sapere che molto prima del tramonto sarebbe diventato un numero nelle statistiche...

Comunicato Stampa

"Quello in corso a Gaza è un massacro, non un bombardamento, è un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice". P. Manauel Musallam, parroco a Gaza, 28 dicembre 2008

Un inferno di orrore, morte e distruzione, di lutti, dolore e odio si sta abbattendo in queste ore sulla Striscia di Gaza e sul territorio israeliano adiacente.

A voi, capi politici e militari israeliani,

chiediamo di considerare che insieme ai ‘miliziani’ di Hamas state colpendo, uccidendo e ferendo centinaia di civili palestinesi. Non potete non averlo calcolato. Non potete non sapere che a Gaza non esistono obiettivi da mirare chirurgicamente. Non potete non aver messo in conto che da troppo tempo è la popolazione di Gaza a vivere sotto embargo, senza corrente elettrica, senza cibo, senza medicine, senza possibilità di fuga. Le vostre crudeli operazioni di guerra compiono opera di morte su donne, bambini e uomini che non possono scappare né curarsi e sopravvivere, essendo strapieni gli ospedali e vuoti i forni del pane. Ascoltate i vostri stessi concittadini che operano nelle organizzazioni israeliane per la pace: "Siamo responsabili della disperazione di un popolo sotto assedio. Hamas da settimane aveva dichiarato che sarebbe stato possibile ripristinare la tregua a condizione che Israele riaprisse le frontiere e permettesse agli aiuti umanitari di entrare. Il governo d'Israele ha scelto consapevolmente di ignorare le dichiarazioni di Hamas e ha cinicamente scelto, per fini elettorali, la strada della guerra".
FERMATEVI SUBITO!

Pubblichiamo questa lettera do Mustafa Barghouthi, promotore della resistenza nonviolenta in Palestina, pubblicata sul sito PeaceReporter e inviataci dalla Tavola della Pace di Pontedera

Ramallah, 27 dicembre 2008.
E leggerò domani, sui vostri giornali, che a Gaza è finita la tregua. Non era un assedio dunque, ma una forma di pace, quel campo di concentramento falciato dalla fame e dalla sete. E da cosa dipende la differenza tra la pace e la guerra? Dalla ragioneria dei morti? E i bambini consumati dalla malnutrizione, a quale conto si addebitano? Muore di guerra o di pace, chi muore perché manca l'elettricità in sala operatoria? Si chiama pace quando mancano i missili - ma come si chiama, quando manca tutto il resto?

Documento del Comitato "Un Ponte per... " di Pisa e della Tavola della Pace di Pontedera.

"Quello in corso a Gaza è un massacro, non è un bombardamento, è un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice"
padre Manauel Musallam, parroco a Gaza,
27 dicembre 2008

Sentiamo dire che ci sono vittime civili da entrambe le parti, ma pur condannando tutti i crimini di guerra non è possibile né accettabile stabilire una simmetria tra i razzi Kassam, che in 8 anni hanno ucciso 20 israeliani, con la marea di fuoco e "piombo fuso" dell'attacco militare israeliano in corso, che in un solo giorno ha fatto più di 350 morti e oltre 1000 feriti.
Tra i palestinesi, l'ONU ha accertato 57 vittime civili, ma gli altri 300 sono per la maggior parte giovani poliziotti che svolgevano servizi civili per la popolazione, mentre i campi di addestramento di Hamas erano vuoti al momento del bombardamento (notizia pubblicata su Haaretz, giornale israeliano).
La tragedia si aggiunge a 2 anni di assedio in cui Gaza è stata tagliata fuori dal resto del mondo producendo la più grave crisi umanitaria dall'inizio dell'occupazione israeliana, con il 79,4% della popolazione della striscia sotto la soglia di povertà, ed un tasso di disoccupazione del 45,5% (Palestine Monitor Factsheet).

Quanto più sangue scorre, quanto più odio si crea, quanto più le parti gridano vendetta, tanto più è difficile e doloroso dire basta a coloro che trascinano ancora una volta la regione in questa situazione. La leadership israeliana ripete la litania del passato: dobbiamo dargli una lezione che deve essere dolorosa, così la faranno finita con i loro leader criminali e terroristi, una lezione che li porti sulla giusta strada e a eleggere leader più adatti e democratici. Così interromperanno il terrore, capiranno che non gli conviene, che devono procedere per la retta via. La stupidità criminale di questa dottrina ha già portato a ripetute sconfitte. Ma i presunti "insegnanti" non hanno imparato nulla e continuano a disseminare dolore e morte.