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Un massiccio aumento di 81 miliardi di dollari negli investimenti nelle armi nucleari sta alimentando l’escalation nel loro utilizzo: 20 aziende e i loro investitori finanziari si preparano a raccogliere i frutti della nuova corsa agli armamenti

C’è voluto un reportage del New York Times per far sapere agli italiani che cosa ne pensa il nostro ministero degli esteri e della cooperazione internazionale delle bombe che l’Italia fornisce all’Arabia saudita per bombardare lo Yemen. In un comunicato rabberciato in fretta e furia date le festività natalizie, la Farnesina ha infatti riciclato quanto i ministri Gentiloni e Pinotti avevano già detto negli anni scorsi in risposta ad alcune interpellanze parlamentari: «L’Italia – scrive la Farnesina – osserva in maniera scrupolosa il diritto nazionale ed internazionale in materia di esportazione di armamenti e si adegua sempre ed immediatamente a prescrizioni decise in ambito Onu o Ue. L’Arabia saudita non è soggetta ad alcuna forma di embargo, sanzione o altra misura restrittiva internazionale o europea».

Dopo l'assegnazione del premio Nobel per la Pace 2017 all'organizzazione per il bando alle armi nucleari (Ican), è necessario continuare a lottare “instancabilmente nei prossimi anni per garantire la piena attuazione del trattato di divieto nucleare”. Come approfondimento pubblichiamo il contributo di Giorgio Nebbia, che è stato segnalato dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani.

II programma per gli F-35 ha accumulato un ritardo "di almeno cinque anni sulla tabella di marcia originaria" con costi "quasi raddoppiati rispetto alle previsioni iniziali". Lo evidenzia la Corte dei Conti, nella relazione speciale sulla partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter F-35 Lightning E, osservando tuttavia che "la valutazione complessiva del progetto deve tener conto, proprio in termini squisitamente economici, della circostanza che l'esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie (3,5 miliardi di euro fino a fine 2016 e più di 600 milioni ulteriori previsti nel 2017), strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto".

Bisogna considerare - nel metodo nonviolento efficace, nella strategia nonviolenta che vince perché convince - il partire per primi, il compiere il primo passo nella direzione giusta, l'essere già il cambiamento che si vuole vedere realizzato. (Gandhi: "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere").
Questo lo abbiamo visto proprio il 7 luglio con il nuovo Trattato: la svolta epocale si è avuta quando gli Stati non nucleari (in massima parte, ma non tutti) hanno deciso di non aspettare gli Stati nucleari per proclamare l'illegalità (oltre che l'immoralità) delle armi nucleari.

Alla vigilia della discussione finale, con voto, delle mozioni presentate alla Camera dei Deputati sulla situazione dello Yemen le organizzazioni e campagne che hanno fatto appello al Parlamento stimolando questo dibattito ribadiscono la loro richiesta di interrompere l'esportazione da parte dell'Italia di sistemi militari ai Paesi implicati nel conflitto yemenita.

Con 122 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione, la Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento legalmente vincolante per la messa al bando delle armi nucleari ha detto SÍ! Inizia ora il percorso di ratifica ed entrata in vigore.Nonostante l’assenza dell’Italia, Senzatomica e Rete Italiana per il Disarmo sono ottimiste: “Ora che il Trattato è stato adottato, ci impegneremo affinché il Governo  lo ratifichi, manifestando così il volere della maggior parte della popolazione italiana”.

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