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[Sommario] “Il genocidio in atto a Gaza è un crimine collettivo, sostenuto dalla complicità di influenti Stati Terzi che hanno permesso le sistematiche e durature violazioni della legge Internazionale commesse da Israele. Inquadrata in una narrazione coloniale disumanizzante nei confronti dei Palestinesi, questa atrocità trasmessa in diretta è stata facilitata dal sostegno diretto di Stati Terzi, da aiuti materiali, protezione diplomatica e, in alcuni casi, da una partecipazione attiva. Ha fatto emergere pubblicamentel’entità di un divario mai raggiunto prima tra popoli e i loro governi, tradendo quella fiducia sulla quale si fondano la pace e la sicurezza globali.

Ventitré anni di prigione non bastano a spegnere una voce.

Marwan Barghouti, politico, prigioniero e “professore in catene”, è temuto da Netanyahu e da Hamas per lo stesso motivo: parla al popolo come se fosse già libero.

C’è un paradosso che la storia ripete con inquietante regolarità: gli uomini più pericolosi non sono quelli che sparano, ma quelli che spiegano.

Marwan Barghouti appartiene a questa razza rara — quella dei rivoluzionari che hanno più libri che fucili, più idee che milizie.

E proprio per questo, dopo ventitré anni di prigione, Israele non lo libera e Hamas non lo reclama.

Il fotoreporter Shadi Abu Sido, rapito il 18 marzo 2024 durante il raid delle forze d’occupazione israeliane contro il complesso medico di Al-Shifa a Gaza City, ha raccontato il suo shock per il silenzio del mondo dopo aver finalmente riconquistato la libertà, quasi venti mesi dopo.

Sembra sempre impossibile finché non viene fatto (N. Mandela)

Sorelle e fratelli della Flotilla, grazie! Dire che siete stati “eroici” potrebbe suonare esagerato, ma coraggiosi e intrepidi sì. Un esempio elevato di umanità contro la disumanità della carneficina e dello sterminio. Avete rappresentato la parte migliore dell’Occidente, del diritto contro la sua proterva distruzione, sostituito dalla legge belluina del più forte, che non solo impone la propria ingiustizia, ma pretende addirittura impunità.

C' è qualcosa di epico, addirittura di omerico nella spedizione della freedom flotilla.

Io vi trovo anzitutto una bellezza infinita fatta di coraggio, moriranno tutti e molti di loro lo sanno, di senso della giustizia, grava su di loro l'opportunismo dei governi e l'ignoranza di gran parte delle masse, amore per un popolo martoriato, senza calcolo e opportunismo se non per gli effetti stessi del loro sacrificio che stato e politica cominciano a temere.

La presidente Meloni, il cardinale Zuppi, il presidente della Repubblica Mattarella: in poche ore si susseguono le più autorevoli prese di posizione sulla rotta della Global Sumud Flotilla. Era uno degli obiettivi: mettere in gioco la vita di qualche decina di bianchi occidentali costringe a parlare chi non aveva aperto bocca, o lo aveva fatto con ben minor incisività, per centinaia di migliaia di palestinesi. 'È il colonialismo, bellezza.

 Appartengo a una generazione per la quale lo “sterminio degli ebrei” ha rappresentato il fondamento su cui si è costituito il nostro intero orizzonte morale: il male assoluto destinato a segnare, per sempre, il confine invalicabile tra l’inumano e l’umano.

Appartengo a una famiglia per la quale la conservazione della memoria di quell’orrore ha significato, come dovere, l’essenza di una religione civile che aveva nel “Mai più” il proprio primo precetto. Ricordo i racconti di mio padre, sugli ebrei nascosti sotto la protezione delle armi partigiane nella valle in cui la sua Banda operava, punto fermo a testimoniare la giustezza di quella lotta.